I fittiuni di un belmontese innamorato (1) di S.Migliore
di Salvatore Migliore
Voglio precisare
subito il senso del titolo di questa riflessione per non creare equivoci.
Spesso mi trovo a
riflettere, ma anche a scrivere, sulle cose da fare e da proporre per fare crescere in qualità il mio innamorato, non me
ne voglia mia moglie, mi riferisco al mio paese. Qualche volta, quasi
d’improvviso, sento di dare un seguito operativo al contenuto delle mie
riflessioni. Scatta, allora, il
proposito di darne esecuzione. C’è una espressione siciliana che da, in maniera
efficace, l’idea della condizione che vivo in circostanze simili, espressione
che si usa nei confronti di chi ad intervalli, più o meno lunghi, viene preso,
quasi d’improvviso, dal proposito di fare, di reagire ecc. in modo forte
rispetto a certi problemi di cui si sente intensamente coinvolto: ci veni a fittiuni o mi veni a fittiuni, econda
a seconda se viene ripreso da altri o da se stesso. Fittiuni viene da fitte che
letteralmente significa “dolore intenso di breve durata”. Ecco, io sento che
certi propositi, come quello di cui in questa riflessione, mi vengono a fittiuni. Sento, quindi, di dare corpo
all’oggetto delle mie riflessioni.
Di che si tratta!
Approfittando della
ospitalità di “Nuova Belmonte”, mi sembra utile anticipare qualche argomento di
cui si occupa il mio libro, di prossima pubblicazione “Belmonte – storia –
prospettive” anche per sollecitare ai lettori contributi scritti sul tema. Il
tema di cui l’improvviso fittiuni di
questa mattina è quello del dialogo/confronto e su questo tema desidero
pubblicare alcune anticipazioni del libro.
Ecco il primo
contributo.
Il confronto/dialogo:
troppo sollecitato?
Penso di avere insistito molto sulla importanza del confronto
come opportunità per approfondire, per chiarire, per elaborare percorsi
operativi. So che la quantità spesso non aiuta a trovare quello che si cerca.
La qualità è sicuramente più idonea. Ma non è facile conoscerne la identità,
soprattutto, da parte di chi vuole trovare qualcosa di importante.
Questa breve riflessione mi viene suggerita
da una tavola rotonda che mi è capitato di ascoltare recentemente alla radio in
occasione della presentazione di un libro. Diceva uno dei partecipanti, dopo
avere precisato che più che di confronto preferiva parlare di conflitto,
probabilmente per accentuare meglio i diversi punti di vista, che “il progresso si realizza attraverso il
confronto”. Probabilmente, ho scoperto l’acqua calda; però, ho voluto
richiamare una verità ovvia per ricordare che con la mia insistenza sulla
necessità del dialogo ho inteso sottolineare proprio questa verità. Il progresso a cui ci si deve riferire è il
miglioramento della qualità della vita di cui si è parlato nel libro. Quindi,
il confronto/dialogo è il passaggio necessario, la conditio sine qua non per conseguire il risultato che ci interessa,
nella consapevolezza, però, che “La prima condizione perché il dialogo sia
possibile è il rispetto reciproco, che implica il dovere di comprendere
lealmente ciò che l'altro dice. (Norberto Bobbio)”.
(Continua)
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