A Belmonte la cultura non è un lusso, è una necessità.
Se guardiamo alla nostra comunità e a quanto è stato fatto in termini di
opere pubbliche nell’ultimo ventennio l’una e sola cosa ottima e ben funzionate
è la biblioteca comunale, un piccolo tempio della cultura, del saper fare e dell’amore.
E’ l’una e sola entità istituzionale che emana calore in questa valle desolata,
lo emana perché chi ci lavora la ritiene casa propria, un bene da proteggere,
lo è perché riempie un vuoto, da pienezza alle ricerche di piccoli e
adolescenti. Lo è perché è stata in grado di stare al passo con i tempi e di
portare la rivoluzione della banda larga a portata di tutti piccoli e non, anche
di chi non può permettersi un abbonamento con le compagnie telefoniche. E’ un
servizio al cittadino, unico ed insostituibile.
Eppure si consente di definirlo non prioritario, “servizio periferico” e si
consente di spegnere la luce, quella poca che serve per rimanere aperti sino
alle 8 di sera con 4 pc accesi.
Così come per Cesare Zavattini[1]
“ per me cultura significa creazione di vita”, per me cultura vuol dire dare
una possibilità, offrire un’alternativa ed oggi non possiamo permetterci di
stare 100 giorni senza luce nell’unico centro culturale del paese, sono 100
giorni persi per una generazione che ha bisogno di correre, di apprendere, perché
domani sarà chiamata a guidare una famiglia, sarà chiamata a delle
responsabilità come cittadino e come essere umano. Dovrà proteggere se stesso e
gli altri dall’inquietudine della massificazione, dovrà contribuire ad un
miglioramento necessario che non può e non deve essere arrestato.
Da piccoli rimangono segni indelebili, come a me rimangono le immagini
della strage di Capaci segno di uno stato che non c’era e non c’è tutt’ora,
oggi lasciamo a loro il segno di un’amministrazione non in grado di accendere
quattro lampadine, di un sistema “giustizia” che consente buchi da 1 milione di
euro solo alla voce ENEL e senza che alcuno ne paghi le conseguenze, senza che
alcuno muova un atto di accusa, senza che alcuno rimborsi e con le devastanti
conseguenze sociali che un operare così incosciente ha generato. Ed è a mio
parere ancor peggio dell’assenza dello Stato, perché se non c’è il “comune”,
così geograficamente vicino figuriamoci lo Stato o l’UE…
Chi si prende queste responsabilità ? Saranno come noi, diranno “tanto non cambia
nulla” , “munnu a statu e munnu sarà”!
100 giorni sono già troppi ma non tanto per il fatto in sé, grave si, ma
per il risvolto sociale che ha avuto “nei grandi” di questa cittadina, un
risvolto NULLO, nulla si muove, questa è
la morte della cultura. Un
disinteresse procrastinato sino all’auto distruzione.
Della cultura ne sottovalutiamo la forza, spesso eretica e necessaria che
possiede. Devono manifestare i bambini ? Ma ci guardiamo intorno? E’ tutto
spento se osserviamo per bene, c’è un moto perpetuo biologico, “si tira a campare”
senza sperare ed osare al meglio. La nostra diligenza viaggia senza meta perché
non comprendiamo i meccanismi che ci governano, perché non siamo stati in grado
di creare modelli relazionali con le cose che ci stanno attorno e coi poteri
visibili e non che ne determinano l’agire.
Vogliamo un mondo migliore ? Si per la miseria! E allora dobbiamo innaffiare l’albero della vita, innaffiare i nostri semini che diverranno adulti e certamente più preparati alla sfida del cambiamento che passa prima di tutto per la comprensione di sé e del mondo, ma senza stimoli alla cultura faremo solo passi indietro, è naturale che ciò accada.
Diceva Karl Kraus[2] “Quando
il sole della cultura è basso, i nani hanno l'aspetto di giganti.”, ed i giganti di oggi pur essendo così brutti dimostrano di fare ciò che gli pare e
piace pur di rimanere tali, così lontani, potenti, incomprensibili e sempre con
la scusa pronta.
Dobbiamo consentire alle nuove leve di poter
essere ciò che vogliono avendo la consapevolezza della responsabilità che ogni
singola azione comporta, di poter lottare alla pari, da giganti a giganti e poi
si vedrà, se sono rose fioriranno.
È allora chiediamo con forza all’attuale
amministrazione di dare immediato riscontro risolutivo ad un esigenza
improcrastinabile se si ritiene la cultura strategica al benessere collettivo, si
faccia qualsiasi cosa anche “carte false” ma il servizio deve essere garantito,
spostate l’internet point in locali serviti da corrente elettrica…fate un nuovo
contratto intestato ad un prestanome, fate ciò che dovete, concordate un pagamento
dilazionato del debito pregresso o a mali estremi, estremi rimedi, fate
staccare la luce al centro anziani e diamo luce al futuro, i giovani.
“Il
malcontento è il primo passo verso il progresso.”[4]
“A un certo punto non fu più la
biologia a dominare il destino dell'uomo, ma il prodotto del suo cervello: la
cultura.”[5]
[1] Cesare
Zavattini (Luzzara,
20 settembre
1902 – Roma, 13 ottobre
1989) è stato uno sceneggiatore,
giornalista,
commediografo,
scrittore,
poeta
e pittore
italiano.
[2] Karl
Kraus (Jičín,
28 aprile
1874 – Vienna, 12 giugno
1936) è stato uno scrittore,
giornalista,
aforista,
saggista,
commediografo,
poeta
e autore
satirico austriaco.
[4] Oscar
Fingal O'Flahertie Wills Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 – Parigi, 30 novembre
1900) è stato un poeta, aforista,
scrittore,
drammaturgo,
giornalista
e saggista
irlandese.
[5] James
Clerk Maxwell (Edimburgo,
13 giugno
1831 – Cambridge,
5 novembre
1879) è stato un matematico
e fisico
scozzese.
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