SE LE VITTIME SONO STATE ANCHE...CONNIVENTI di Gianni Profeta

L'Italia sta attraversando una crisi socio-economica che non ha precedenti, Mai come ora, i rapporti che la politica e più in generale le istituzioni, intrattengono con i cittadini hanno toccato un livello così basso, quasi ai limiti della conflittualità. Se è vero che la crisi, nella sua parte meramente economica
è mondiale, è anche vero che in Italia è aggravata da una situazione gravemente deficitaria di moralità soprattutto pubblica. Appelli come quello  più volte reiterato di Giorgio Napolitano: “Le forze più rappresentative della politica devono dimostrare in questa fase di saper varare riforme istituzionali condivise, già per troppo tempo eluse e devono tendere a garantire nel futuro comportamenti trasparenti sul piano della moralità, nonché più alti livelli di qualità nelle rappresentanze istituzionali e di governo.”   Unite a dichiarazioni di autorevoli componenti della Chiesa, che da tempo evitava di prendere posizioni in proposito, (e anche da ciò è verosimile presumere che l'epopea berlusconiana è giunta al capolinea) come quella recentissima e inequivocabile del cardinale Angelo Bagnasco: "C'è da purificare l'aria, perché le nuove generazioni, crescendo, non restino avvelenate”.  Hanno più il sapore di un allarme sociale contro un sistema malavitoso che un richiamo a dei soggetti istituzionali.
Qualche sporadica dissociazione da questo sistema, appare più un sussulto di dignità da parte di singoli, indignati dalla criminalità dell'agire politico, (non credo di esagerare visti i sacrifici che ci stanno chiedendo) piuttosto che i segnale di un inversione di rotta. Nonostante la corruzione ci accomuni ad altri paesi di consolidata democrazia, in Italia ha raggiunto proporzioni non più comparabili non solo con questi paesi, ma addirittura con paesi che democratici non sono. La ragione è da ricercare in almeno due motivi; primo la costituzione da parte del sistema politico-imprenditoriale di un vero e proprio"cartello di potere politico".  Secondo , la forse più determinante, (soprattutto del passato) "complicità politico-popolare."   Nel concreto ciò significa che, mentre negli altri paesi in presenza di fatti penalmente o anche solo moralmente sanzionabili, il sistema reagisce espellendo i responsabili di tali comportamenti (ma di solito non ce ne neanche bisogno, in quanto il soggetto si dimette di sua volontà) in Italia non soltanto il "colpevole" non si dimette ma addirittura si attiva una protezione da parte degli altri soggetti politici  con loro in affari, al fine di assicurare l'impunità al collega, verosimilmente perchè questi potrebbe parlando svelare altarini di altri, visto che nessuno sembra essere esente da scheletri nell'armadio. 

Così Giulietto Chiesa sul Fatto Quotidiano: Questa faccenda della Lega Nord mi fa venire in mente due o tre cose (tra le tante). La prima è che la dentro, nel Palazzo, il più sano ha la rogna. Voglio dire che l'intreccio delle complicità e dei ricatti reciproci fa si che ci sia un dossier per ognuno. E che, all'occorrenza (se qualcuno rompe l'omertà) questo fascicolo vedrà la luce. La seconda cosa che mi viene in mente, appunto, è la straordinaria ipocrisia del sistema politico e informativo italiano. Che adesso, dopo avere espulso Bossi, gli tributa gli onori del grande leader rinnovatore. Perchè lo fanno? Perchè erano suoi complici nel degrado. Lo salutano rendendogli gli onori, come in un simbolico ammainabandiera. Pensano al loro tramonto, incerti se sarà nel silenzio o se dovranno scappare inseguiti dai forconi. 

Ecco perciò spiegato il motivo per cui i soggetti politici oggetto di indagine, sono ormai così sicuri di potere contare sulla protezione del resto dei colleghi, oltre che in quella di leggi che negli ultimi anni hanno reso sempre più difficili gli interventi da parte della magistratura; vedi la depenalizzazione del falso in bilancio, i tempi di prescrizione dei processi, ed altre leggi "ad personem" più che ad personam, che ormai ostentano un'intollerabile disprezzo nei riguardi della legge e della morale. Ne deriva che in presenza di questo humus favorevole, la corruzione è diventata da noi un vero e proprio sistema di governo; che coinvolge un'intera classe politica, amministrativa, imprenditoriale, in una parola un'intera classe dirigente. 

Classe dirigente che al fine di tutelare se stessa da una poco gloriosa fine, è disposta ormai a percorrere tutte le strade percorribili, anche le più improbabili; Nessuno avrebbe potuto fino a qualche settimana fà immaginare di vedere uniti Bersani, Casini e Alfano; ma quando ci sono di mezzo gli interessi derivanti dalla gestione del potere, anche i connubi contro natura diventano leciti. Se pensiamo che in una situazione socioeconomica che definire critica è un eufemismo, la loro unica preoccupazione è la disaffezione degli italiani alla politica, ci rendiamo conto di come questa gente non ha capito nulla, e di come continuare a lasciare nelle loro mani la gestione del sistema Italia significherà la vanificazione di tutti i sacrifici che siamo stati chiamati a fare, e l'inevitabile ammesso che evitabile lo sia ancora (personalmente non ci credo più) fallimento della nostra economia. 


Che c'èra qualcosa che non funzionava e che non funziona nel modo di intendere la politica, da parte della nostra classe dirigente, avremmo dovuto capirlo dalla messa in campo del governo tecnico, sostenuto nei fatti da tutti gli schieramenti. 


La motivazione per cui si è deciso di affidare a Mario Monti, il risanamento dei nostri conti, con il troppo secondo me ottimistico nome di decreto "salvaitalia"  che peraltro non ho capito come farà a salvare l'Italia senza salvare gli Italiani, é giustificata con l'impopolarità delle norme fiscali che si sarebbero dovute mettere in atto. 


In un paese normale, il partito o i partiti che in quel momento si fossero trovati a governare, se ne sarebbero assunti la responsabilità, magari con la messa in campo di un governo di emergenza composto da maggioranza e opposizione. Sostenuti anche dalla convinzione più volte manifestata dai leader di questi partiti, che gli italiani avrebbero secondo loro, capito e accettato le misure prese, con gli annessi sacrifici loro richiesti.
In Italia questo non è stato possibile, perchè il rischio di poter perdere il consenso nelle prossime consultazioni elettorali, non è stato ritenuto sostenibile, ad ulteriore riprova se ormai ce nè fosse più bisogno, di come gli interessi di mantenimento del potere con tutti i suoi positivi personali risvolti economici per chi lo detiene, vengano prima degli interessi collettivi. 


Altra anomalia difficile da digerire, è il fatto che il governo Monti ha avuto dalla politica mano libera per agire su tutte le classi sociali, ma non ha la stessa mano libera per agire sulla politica, sulle banche, insomma sui poteri che lo sostengono; è questa è evidentemente una ulteriore presa in giro per gli Italiani che si ritrovano oltretutto a dovere sorbirsi,  in un teatrino senza fine, le finte ipocrite difese da parte della classe politica che li sta ancora una volta fregando. Il risultato è che si sono svuotati per decreto le tasche degli Italiani, senza essere riusciti a togliere un euro dalle tasche della politica, per non parlare delle banche alle quali addirittura ne sono stati dati. Ma è sul fronte del rapporto classe politica/cittadini, che in Italia si è venuta a determinare una vera e propria connivenza; infatti l'altro capolavoro che la politica degli affari è riuscita a fare fin dagli anni 80, è stato quello di convincere gli italiani che se fossero stati furbi, avrebbero potuto partecipare anche loro al "banchetto", chiaramente con una quota appropriata al grado di "furbizia"; grado di furbizia determinabile in termini di: "conoscenze" "amicizie" "connivenze" ecc. i premi erano costituiti da "posti di lavoro" "false invalidità" "finanziamenti indiscriminati di progetti spesso inutili e destinati in partenza al fallimento ecc." Soltanto che mentre noi "rubavamo le briciole dei nostri soldi," loro stavano rubando "tutti i nostri soldi", anche quelli che avremmo ancora dovuto guadagnare, facendo crescere così a dismisura il debito pubblico. Il conto ci viene presentato come è sotto gli occhi di tutti ai giorni nostri, soprattutto alle giovani generazioni. Se la politica ha potuto continuare questa escalation di immoralità e di ruberie così a lungo, è stato proprio perchè ha trovato la nostra incosciente interessata complicità. Infatti una cosa in cui hanno sbagliato le opposizioni, imbufalite dall'essersi viste sottrarre di sotto il naso ad opera di Berlusconi l'ambito giocattolo del potere politico  finalmente a portata di mano non per merito loro, ma ad opera di "mani pulite", è stato proprio il fatto di non avere capito che cercare di combattere il berlusconismo attraverso una campagna di moralità piuttosto che attraverso dei concreti progetti politico/programmatici, non aveva senso, in quanto il nostro paese non è l'America, e da noi alcuni comportamenti non proprio etici, complice lo sdoganamento mediatico di un certo tipo di morale, che già da tempo le televisioni soprattutto del cavaliere stavano portando avanti, più che suscitare scandalo suscitavano e forse ancora suscitano invidia o peggio emulazione. Di fatto il cittadino italiano al posto di Berlusconi, vorrebbe esserci, senza alcuna vergogna; e ad onor del vero se vogliamo essere onesti fino in fondo, anche in chi lo avversava a spada tratta non era azzardato cogliere una qualche malcelata sfumatura di invidia. Inoltre alla luce di quanto emerso soprattutto nella parte vorremmo augurarci conclusiva di questa lunga oscura fase della vita della nostra repubblica, (ma purtroppo questo forse oggi non dipende più da noi o almeno non soltanto da noi) neanche le opposizioni avevano particolari motivi di ergersi a paladini di una moralità, che con le dovute percentuali se non di correttezza almeno di accortezza nel non lasciarsi scoprire da chi indagava, possedevano. Come ebbe a dire in intervista un magistrato di cui non ricordo il nome. "In Italia, non ci sono innocenti, ma solo colpevoli in attesa di essere scoperti. Un diversivo tra gli altri, che la politica crea in questi casi, al fine di distogliere l'attenzione dagli sprechi e dai privilegi che imperterrita continua a mantenere, è quello della lotta all'evasione fiscale, non che questa non ci sia, ma oggi è più una difesa che il cittadino usa per tutelarsi dalla vera e propria rapina che lo stato perpetra giornalmente nei suoi confronti, che un evadere le tasse; del resto con una pressione fiscale come quella italiana, che in europa ma anche nel mondo non ha eguali, correttezza vorrebbe che si cominciasse partendo dal risparmio e dai tagli agli sprechi istituzionali anzichè dall'applicazione di nuove imposizioni. Le motivazioni che la politica adduce al continuo rinvio dei tagli da tempo richiesti da diverse parti, sta nel  fatto che ciò richiede un pò di tempo, tempo che però non è loro occorso per reintrodurre i rimborsi elettorali ai partiti che con un decreto legislativo attuato nell'arco di una notte, sconfessarono il referendum del 93 con cui gli italiani si erano espressi in favore dell'abolizione del finanziamento pubblico agli stessi. Un altro modo a dir poco subdolo di distogliere l'attenzione dei cittadini dai veri problemi, sta nel cercare di mettere gli uni contro gli altri le vittime, giocando sul rapporto di correttezza fiscale tra liberi professionisti e pubblico impiego. L'idea che l'evasore possa essere solo il libero professionista, che con la sua cattiva condotta fiscale danneggia tutto il sistema sembra essere il messaggio che la politica e i sindacati con il loro fingere di difendere soltanto il lavoro dipendente vogliono far passare, tralasciando di evidenziare il fatto che molti di coloro che operano nel pubblico impiego fanno, anche per necessità, un secondo lavoro, espletandolo spesso addirittura in ufficio durante le normali ore di servizio regolarmente ma anche insufficientemente retribuite, oltretutto con gravi disagi per i cittadini che vedono trascurate le proprie esigenze; per non contare coloro che timbrano il cartellino e vanno a sbrigarsi gli affari loro, o coloro che dirottano i clienti dagli ospedali verso i propri ambulatori privati senza alla fine rilasciare neanche la regolare obbligatoria ricevuta. Se volessimo stare ad elencare i vari ambiti in cui è possibile rilevare estremi di frode ai danni della collettività, potremmo scrivere un intero libro, al termine del quale rischieremmo solo di dover prendere atto che la situazione è così complessamente degradata, da non poter essere più rimessa entro accettabili limiti di legalità. La grande sfida che l'Italia e gli italiani si troveranno perciò a dovere affrontare e categoricamente dover vincere, per cercare di uscire da questa crisi morale prima ancora che economica, sarà proprio quella della ricostruzione della moralità pubblica e come abbiamo visto anche individuale. Il volano che potrà avviare questa inversione di rotta, in direzione della virtuosità, sarà quello economico, o meglio quello derivante dal disastro economico in cui la classe media si sta inesorabilmente venendo a trovare. Disastro che il governo tecnico/politico attuale, non sembra vedere, quasi in una sorta di scollegamento con la realtà che il paese sta vivendo. Scollegamento che ad onor del vero non deve meravigliarci se teniamo conto che spesso questi soggetti guadagnano in una settimana ciò che un operaio medio guadagna nell'arco di un intero anno di lavoro. Purtroppo un elemento che non fa ben sperare, in una civile e progressiva soluzione della crisi che stiamo vivendo, è al momento la mancanza di reazioni significative da parte dei cittadini; quasi una sorta di pericolosa rassegnazione, che sia il governo tecnico, che la politica per bocca dei vari leader di partito, miopemente scambiano per "maturità civica degli Italiani" ad ulteriore prova di quanto il loro status li estranei ormai dalla vita di tutto il resto del paese. E ciò è molto pericoloso, poichè non consente a chi sta tirando la corda di avere la misura di quanto i margini di resistenza siano ormai abbondantemente raggiunti, rischiando di arrivare a risultati che potranno diventare catastrofici. In altri tempi per motivi molto meno gravi di quelli che stiamo oggi vivendo, i cittadini sotto la guida dei sindacati, che ancora non si erano inebriati essi stessi del potere, scendevano in piazza, a rivendicare con forza quanto da loro legittimamente richiesto. Oggi assistiamo senza alcuna apparente immediata reazione al varo  di finanziare che è eufemistico definire inique, che salvaguardano le banche e danneggiano i pensionati, che editano leggi basate soltanto su astratti teoremi reddituali, come il caso dell'IMU, la nuova tassa sugli immobili che viene a sostituire l'ICI, la quale tassa si dovrà pagare sul reddito catastale (però notevolmente aumentato) dell'immobile e non sul reddito effettivo da esso derivante (affitto) o dal possessore conseguito, da altra attività commerciale da impiego o altro; il risultato sarà che soprattutto al sud dove ci sono persone che hanno duo o più immobili, in molti casi frutto del lascito dei genitori e che però hanno un reddito da pensione o da lavoro dipendente, non riusciranno a pagare questa tassa; soprattutto se teniamo conto del recente taglio delle pensioni e degli stipendi, e dei recenti aumenti dei costi dei servizi, del gas, dell'energia ecc. Dunque una situazione davvero complessa, i cui risvolti sociali non sono per niente scontati, soprattutto se la politica continuerà ad astenersi dal prendere atto che pur nella  gravità della situazione, il conto non lo potranno pagare come sempre solo ed esclusivamente le fasce più deboli e meno protette, anche perchè di soldi adesso non ne hanno proprio più. A tal proposito sarebbe forse opportuno cominciare a stilare una statistica dei casi di suicidio che sempre più spesso, cominciano a popolare le pagine dei quotidiani italiani, il cui movente comune è direttamente o indirettamente riconducibile alla crisi in atto.
"Quest'anno - dice Di Pietro sul suo blog - viviamo uno dei momenti più difficili nella storia della nostra Repubblica: la crisi ha precipitato nella miseria e nella paura milioni di persone e la corruzione non è mai stata così diffusa. La classe politica - denuncia - continua a mettere le mani nella marmellata" e i "mariuoli, come Lusi e i leghisti, utilizzano i soldi dei cittadini per i loro porci comodi". Ciò che ha ottenuto la stagione giudiziaria denominata "Mani pulite", altro non è stato che la sostituzione di politici che rubavano per il partito, con malfattori che rubano per sè. Ricordo che la riflessione che ebbi a fare in quel periodo, anche parlando con qualche amico, èra stata che avrei preferito condannare gli stessi politici di allora a rimettere a posto la situazione che si era venuta a creare; e questo perche ero e rimango convinto che comunque i politici di allora, al di là degli errori commessi, erano comunque di una caratura tale che difficilmente sarebbero stati potuti rimpiazzare, specialmente dall'oggi al domani. Se proprio questi signori che stanno oggi al potere, volessero in un sussulto di dignità fare un favore alla nazione, potrebbero farlo in un modo soltanto; togliendosi di torno, poichè la strada che dovremo percorrere da ora in poi, è così in salita che non sarà più possibile percorrerla trascinandoci dietro anche la loro ormai dannosa, inutile zavorra.
Dal canto loro i cittadini, dovranno da ora in poi assumersi con propositiva convinzione le difficoltà che sono chiamati ad affrontare; dovranno rendersi conto che questa che stiamo vivendo non è una crisi come tante altre, questa è una crisi che o la si supera insieme, tutti, o ci travolgerà, tutti. Dovranno cercare di ricostruire con nuovi criteri una nuova classe dirigente, che abbia a cuore gli interessi della collettività, e che metta in agenda come obiettivo primario il bene comune, rinunciando in partenza a qualsiasi tipo di privilegio, che possa condurla in un tempo più o meno breve alle aberrazioni che hanno caratterizzato quella precedente; dovrà delegare, ma al contempo vigilare; dovrà sostanzialmente educare la politica ad essere "buona politica" e per far ciò, sarà determinante la richiesta di buona politica, in assenza della quale, l'offerta che di per sè è sempre inadeguata, non sia destinata a diventarlo ancor di più.
                                                                                                                      Gianni profeta

Se l'esperienza ci insegna qualcosa, ci insegna questo: che un buon politico, in democrazia, è tanto impensabile quanto un ladro onesto. 
Henry Louis Mencken

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