I Forconi a Belmonte: Franco Calderone incontra gli imprenditori
Ieri 12 Aprile, un gruppo di imprenditori belmontesi ha ospitato Franco Calderone, esponente e fondatore del Movimento dei Forconi, da noi intervistato durante "I 5 giorni della Sicilia".
I Forconi rimasti per anni dietro le quinte televisive e poi saltati alla ribalta duranti i recenti blocchi sono tornati ad essere ignorati dai media, ma in questi mesi hanno continuato le forme di protesta e di dialogo propositivo con le istituzioni, continuando a tessere rapporti su tutto il territorio regionale, obbiettivo primario allargare la presa di coscienza del popolo siciliano, espandere la protesta, portarla dentro le case dei siciliani e creare folti gruppi locali in grado di far sentire la propria voce.
Le imprese nostrane soffrono, decine i licenziamenti e quelle che riescono a rimanere a galla hanno difficoltà nel pagare regolarmente i dipendenti con la beffa che spesso si trovano ad essere creditori degli enti locali.
Pesano le rigide normative che non prendono in considerazione i crediti vantati dalle imprese relegandole a semplici spettatori quando si apre lo spiraglio di un appalto.
Soffrono gli artigiani e le piccole imprese messe in ginocchio dallo strapotere delle multinazionali e dei grandi centri commerciali sbarcati con prepotenza a Palermo e provincia.
La questione gasolio diventa giorno dopo giorno più pesante per chi fa movimentazione terra, per i trasportatori, per le imprese vinicole, un pò per tutti anche per i cittadini e non si capisce - ci si chiede al tavolo di incontro - perchè pur raffinando più di quanto consumiamo, pur avendo i principali oleodotti che transitono sul nostro territorio, pur dovendo subire
a cara pelle l'inquinamento, perchè dobbiamo pagare più di tutti ? Non abbiamo forse diritto ad una netta riduzione delle accise ?
Non si vedono spiragli per un rilancio dei prodotti tipici e le normative comunitarie vanno in senso opposto privilengiando altri interessi. Tra la più recente decisione quella che consente l'esportazione di prodotti agricoli e del pescato dal Marocco a condizioni svantaggiate per l'Italia ma soprattutto per la Sicilia, non ci sono norme attuative sui controlli a tutela del prodotto DOC e le sanzioni previste sono ridicole. Circa 600 euro per un carico contraffato sbarcato in sicilia, non sarebbe il caso di togliere la licenza e applicare multe super-salate per contrastare il fenomeno della contraffazione?
C'è una consapevolezza comune sull'iniquità della classe politica chiamata a legiferare, la Sicilia coi suoi parlamentari e con il suo governo regionale non è in grado di contrattare con lo stato se non per privilegi e interessi personali (e non è qualunquismo), lo stato si è venduto all'europa, è stato usurpato delle sua sovranità. Allora forse è tempo di richiedere l'attuazione dello statuto siciliano ed in primis è tempo di ricostituire l'Alta Corte Siciliana chiamata dallo Statuto tra le altre cose a decidere sulle controversie stato-regione e su eventuali accuse pendenti sul governo regionale e ne avrebbe certamente avuto modo in questi decenni se non fosse stata messa forzatamente a riposo, contro la costituzione che la avvallò e secondo diversi senza "basi giuridiche".
I tempi per una reazione organizzata sembrano maturi anche a Belmonte Mezzagno, infatti dopo l'incontro di ieri l'appuntamento è posticipato a dopo le elezioni comunali, c'è convergenza di intenti e con molta probabilità si arriverà alla costituzione di un movimento dei forconi locale.
Aggiornamenti a dopo le elezioni.
I Forconi rimasti per anni dietro le quinte televisive e poi saltati alla ribalta duranti i recenti blocchi sono tornati ad essere ignorati dai media, ma in questi mesi hanno continuato le forme di protesta e di dialogo propositivo con le istituzioni, continuando a tessere rapporti su tutto il territorio regionale, obbiettivo primario allargare la presa di coscienza del popolo siciliano, espandere la protesta, portarla dentro le case dei siciliani e creare folti gruppi locali in grado di far sentire la propria voce.
Le imprese nostrane soffrono, decine i licenziamenti e quelle che riescono a rimanere a galla hanno difficoltà nel pagare regolarmente i dipendenti con la beffa che spesso si trovano ad essere creditori degli enti locali.
Pesano le rigide normative che non prendono in considerazione i crediti vantati dalle imprese relegandole a semplici spettatori quando si apre lo spiraglio di un appalto.
Soffrono gli artigiani e le piccole imprese messe in ginocchio dallo strapotere delle multinazionali e dei grandi centri commerciali sbarcati con prepotenza a Palermo e provincia.
La questione gasolio diventa giorno dopo giorno più pesante per chi fa movimentazione terra, per i trasportatori, per le imprese vinicole, un pò per tutti anche per i cittadini e non si capisce - ci si chiede al tavolo di incontro - perchè pur raffinando più di quanto consumiamo, pur avendo i principali oleodotti che transitono sul nostro territorio, pur dovendo subire
a cara pelle l'inquinamento, perchè dobbiamo pagare più di tutti ? Non abbiamo forse diritto ad una netta riduzione delle accise ?
Non si vedono spiragli per un rilancio dei prodotti tipici e le normative comunitarie vanno in senso opposto privilengiando altri interessi. Tra la più recente decisione quella che consente l'esportazione di prodotti agricoli e del pescato dal Marocco a condizioni svantaggiate per l'Italia ma soprattutto per la Sicilia, non ci sono norme attuative sui controlli a tutela del prodotto DOC e le sanzioni previste sono ridicole. Circa 600 euro per un carico contraffato sbarcato in sicilia, non sarebbe il caso di togliere la licenza e applicare multe super-salate per contrastare il fenomeno della contraffazione?
"La produzione di arance marocchina è stimata in 975.000 tonnellate, il 52,3% del totale degli agrumi - dicono il presidente e il direttore regionale della Coldiretti siciliana, Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione -. Non è certo ancora quantificabile la percentuale di agrumi che arriveranno in virtù di questo accordo scellerato. Ma anche solo un'arancia in più che arriva dal Nord Africa è una arancia in meno che i nostri produttori riusciranno a vendere. Si tratta di un tentativo di modificare per legge il panorama agricolo siciliano con gravissime ripercussioni occupazionali".C'è un senso di rassegnazione, qualcuno inizia a pensare seriamente di andare all'estero dove le condizioni sono più vantaggiose ma c'è quel senso di appartenenza alla terra che sta spingendo in diverse realtà del contesto siciliano gli imprenditori a ribellarsi ad una serie infinita di norme europee, nazionali e siciliane che annientano ogni sforzo delle piccole e medie imprese, degli artigiani e degli allevatori.
C'è una consapevolezza comune sull'iniquità della classe politica chiamata a legiferare, la Sicilia coi suoi parlamentari e con il suo governo regionale non è in grado di contrattare con lo stato se non per privilegi e interessi personali (e non è qualunquismo), lo stato si è venduto all'europa, è stato usurpato delle sua sovranità. Allora forse è tempo di richiedere l'attuazione dello statuto siciliano ed in primis è tempo di ricostituire l'Alta Corte Siciliana chiamata dallo Statuto tra le altre cose a decidere sulle controversie stato-regione e su eventuali accuse pendenti sul governo regionale e ne avrebbe certamente avuto modo in questi decenni se non fosse stata messa forzatamente a riposo, contro la costituzione che la avvallò e secondo diversi senza "basi giuridiche".
I tempi per una reazione organizzata sembrano maturi anche a Belmonte Mezzagno, infatti dopo l'incontro di ieri l'appuntamento è posticipato a dopo le elezioni comunali, c'è convergenza di intenti e con molta probabilità si arriverà alla costituzione di un movimento dei forconi locale.
Aggiornamenti a dopo le elezioni.
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