Esclusione sociale su Facebook e cittadinanza digitale
Il digital divide è il divario esistente tra
chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell'informazione (in particolare Facebook o più in generale Internet) e chi ne è escluso, in modo parziale o totale;
Sono infinite le variabili che concorrono ad
aumentare questa distanza, economiche, commerciali, culturali, tecnologiche,
civili, etniche o geografiche.
Ma oltre a questi fattori, diciamo più
'personali', c’è chi pensa ache ci sia un disegno politico che punta a creare
un isolamento mediatico attorno ai cittadini.
Tenere lontani i cittadini dall'informazione
plurale è la più importante strategia per monopolizzare il consenso, creare
un'unica forma di verità, omettendo le notizie più scomode.
Internet offre un accesso plurale alle
informazioni ed alla scena mondiale, e il digital divide da problema sociale
diventa alleato politico.
Per questo occorre fare pressioni per
incentivare la diffusione degli strumenti di accesso, esaltare la libertà
d'espressione dei cittadini, spingerli a comunicare e renderli propositivi.
Ma cosa
succede oltre oceano?
Negli ultimi
dieci anni gli stati uniti investono su progetti e programmi che aiutano a
diminuire il gap del digital divide finanziando, come annunciato, nel progetto
2010 – 2020, investimenti importanti sulla banda larga. Il piano di sviluppo
nazionale degli Stati Uniti è ambizioso e si candida ad essere
l’infrastruttura, il più grande banco di prova di una rete veloce e a portata di tutti. La Federal Communication
Commision ha l’obiettivo di raggiungere
l’obiettivo fornire ad ogni famiglia americana, circa 100 milioni di famiglie,
entro il 2020, una connessione a banda larga di 100 Mpsx.
Il beneficio di una connessione a banda larga
sono moltissimi e non soltanto nei confronti del progetto e-government; la
ricaduta in termini di spinta all’economia è altissima. Pensiamo ad esempio tutte le aziende, e tutte quelle applicazioni che possono viaggiare su questa autostrada del futuro. Autostrada veloce che consente con facilità, di utilizzare tutte quelle applicazioni che oggi si utilizzano in ufficio con la rete locale. Inoltre applicazioni di sicurezza che prevedono la trasmissione e ricezione di flussi “pensanti” come quelli dei flussi video delle telecamere di sicurezza è sicuramente un passo avanti. Nel suo discorso alla Naruc Conference il presidente della Federazione “Federal Communications”, Genachowski, prova a immaginare i vantaggi di una “connected America” in tutti i settori: dalla scuola alla sanità, dalla giustizia al mercato del lavoro. La stessa Federal Communications evidenzia come quasi cento milioni di americani non hanno un accesso alla banda larga e fra questi quattordici milioni ad oggi non possono averla.
Continua a
crescere il costo economico e sociale di chi resta escluso dalla rete a
connessione veloce. La competitività globale degli Stati Uniti si traduce ad un
obiettivo diretto e concreto cioè garantire connessioni a banda larga
economiche alle comunità rurali e alle fasce più deboli della popolazione
assicurando un’istruzione digitale a tutti.
Negli
anni 90 Internet cominciava a far ben sperare un futura democrazia elettronica.
Pochi anni dopo il miliardario populista texano
Ross Perot, vinto alle elezioni presidenziali del 1992, elaborò per la
sua campagna elettorale un modello di politica plebiscitaria conosciuto come
Elettronic Town Hall cioè municipio elettronico. La caratteristica del progetto
citato, e indicato nel rifiuto di tutte le istituzione del sistema politico
democratico, il governo e i partiti politici sostituiti dalle tecnologie
digitali, come ad esempio un social network che permette un rapporto “to go to
people “ annullando le distanze tra cittadino e potere; Questo modello politico
era stato già enunciato da un teorico americano Alvin Toffler che già nel 1980
proponeva un cambio repentino della costituzione americana con un modello
plebiscitario, in cui i cittadini fossero continuamente chiamati ad esprimersi
per scegliere. Il Blacksburg Electronic Village (BEV), ossia il Villaggio
Elettronico di Blacksbrug fu un progetto di comunità
online creato dalla Virginia Tech a Blacksburg (Virginia) nel 1993.
Blacksburg
fu la prima città cablata al mondo, e venne anche definita la prima "città
digitale".
Oggi da
quella esperienza gli stati uniti si sperimentano in iniziative come la
creazione di un "centro virtuale per le comunità del futuro", in
termini programmatici, è imperniato sull’idea che nessun gruppo o
organizzazione sia ormai in grado di risolvere autonomamente i problemi
complessi con cui si confronta, e che abbiamo dunque bisogno di una rete di
gruppi in cooperazioni di e, e di centri che si concentrano su alcuni aspetti
del problema in questione; alba della costituzione di un Democracy Center destinato a focalizzare
nuovi modi di utilizzare la tecnologia per risolvere i problemi delle
amministrazioni locali, e di creare nuove strategie di gestione dei problemi
civici.
Creare
opportunità di partecipazione politica ai cittadini liberamente associati per
poter influire sulle scelte operate dalla pratica del governo e di monitorare i progetti governativi è un
obiettivo che nasce da un modello empirico di equità e parità di opportunità
democratiche. E’ ovvio che la nascita di una democrazia digitale negli Stati
Uniti d’America senza considerare il
divario digitale oggettivo, pone degli
interrogativi molto seri anche rispetto
alle masse incolte ed emarginate dall’uso della rete internet, riproponendo
quel modello di democrazia della Grecia classica a cui erano esclusi schiavi,
donne e barbari. La nascita di una nuova sfera pubblica forse nasconde il
rischio di altre forme di esclusione ?
I sogni
anarchici, che vedono la rete come possibilità di autogovernarsi e i liberali
forse dovranno aspettare ancora un po’.
Nel
frattempo dovremmo forse pensare ad una educazione all’utilizzo della rete
previo applicazione di un patto etico tra internauti.
Nel mese di
novembre del 2010 negli Stati Uniti sono circolate spiacevolissime notizie,
relative a un suicidio accaduto
nella Rutgers University a causa di una foto imbarazzante a sfondo sessuale,
pubblicata in Rete, che il protagonista non ha sopportato al punto da togliersi
la vita. Dinamiche simili, peraltro, sono ormai presenti in tutto il mondo,
Italia compresa, e la loro esistenza evidenzia una questione su livello
territoriale globale, tema su cui prima
o poi si dovrà concentrare per la creazione di una vera e propria disciplina:
l’insegnamento della cittadinanza digitale.
A
lanciare il sasso è ReadWriteWeb, il quale fa notare
che certamente il cyberbullismo non è cosa nuova. I cambiamenti più recenti
alla Rete, il suo incremento di velocità, la vasta diffusione e penetrazione
capillare dei social network, tuttavia, ne hanno però cambiato i termini di
rilevanza al punto da non poter più trascurare l’argomento.
Stando
alle statistiche, racconta ReadWriteWeb, risulterebbe
ancora che la maggior parte del bullismo dimorerebbe nelle scuole piuttosto che
online. Ciò lascerebbe erroneamente supporre che non sia Internet la direzione
su cui concentrarsi, anche perché si tratta di un fatto prima di tutto
culturale.
Ciò non toglie che la Rete ha ormai assunto
un ruolo di rilevanza inconfutabile, la sua presenza permea le vite di ciascuno
come di certo non accadeva già solo cinque anni fa. Di qui la necessità di guardare al futuro da subito, prevedendo l’insegnamento di una disciplina tutta da codificare qual’è l’essere buoni cittadini digitali, che non si limiti all’insegnare come garantire la propria sicurezza informatica online, ma guardi a tutti quei risvolti che fanno del frequentare la Rete un atto con cui si frequenta una vera e propria nazione, vi si “soggiorna”, vi si “abita” e la si vive come fosse una realtà niente affatto virtuale.
f.to. dott. Marco La Diega.
Alcuni stralci tratti dalla Tesi L’e-government ed il processo d’informatizzazione delle pubbliche amministrazioni locali; due Comuni a confronto tra Italia e Stati Uniti d’America di MARCO LA DIEGA
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