Comune virtuoso (3) di Salvatore Migliore


 a)    Il cittadino vicino al Comune per legge

  Nelle riflessioni precedenti si è scritto della necessità di un Comune virtuoso e, sia pure per cenni, del come  è come è possibile crearlo. Cittadini e politica devono essere gli artefici di tale costruzione. Questa volta mi occupo di uno degli artefici: il cittadino.
  In una prossima occasione mi propongo di riprendere  il ruolo della politica nella realizzazione del progetto qui, varie volte, evocato. Una politica virtuosa per un Comune virtuoso. Una politica, come si è detto tante volte, capace di volare alto, capace di sganciarsi dal contingente fatto, molto spesso, di inutili e logoranti contenziosi, per privilegiare un ruolo che guardi esclusivamente al bene della gente.
  uesta volta desidero riprendere il concetto Questa volta desiderpo riprendere il concetto della importanza, ma anche della legittimità del riulo del cittadino rispetto al discorso centrale di queste riflessioni. A consolidare, ulteriormente, le ragioni che devono sollecitare al cittadino comportamenti di vicinanza alle problematiche che riguardano la vita del Comune, si devono ricordare le leggi regionali, ancora prima di quelle nazionali, che sono state approvate alla fine degli anni ’80, a seguito di un interessante, diffuso e partecipato dibattito che ha animato per tanto tempo la vita politco-culturale della nostra Regione.
  Le organizzazioni che rappresentavano i bisogni dei cittadini, le forze sindacali, la cultura, ma anche la politica, sia pure in un momento successivo, hanno preso atto del fatto che il cittadino si trovava molto distante dall’ente titolare della competenza che doveva soddisfare le sue esigenze personali che erano prevalentemente di natura sociale, ma anche di studio e così via.
  La interlocuzione a distanza tra i cittadini e la Regione, titolare delle competenze, non era compatibile con il rapido e necessario soddisfacimento di una serie di esigenze. Occorreva eliminare quella distanza avvicinando il più possibile il cittadino all’ente erogatore del servizio. Questo miracolo si realizzò con l’ausilio di una Commissione di tecnici, detta Commissione dei !5 dal numero dei componenti, individuando nel Comune l’ente capace di realizzare il contatto immediato con il cittadino.
  Viene ridisegnato il ruolo dei tre livelli di governo: Regione, ente intermedio, Comune.
  Il Comune da ente erogatore di certificati diventa ente rogatore di servizi, un balzo in avanti nella qualificazione della sua attività.
  Si approvano, così, le leggi con cui vengono trasferite le competenze dalla Regione ai Comuni. La prima legge che costituisce una pietra miliare di quello che venne chiamato il decentramento amministrativo, fu la l.r1/79. Leggi successive definite di settore perchè si occupano di categorie di cittadini, disabili, anziani ecc,m, seguono la scia tracciata dalla legge 1, intestando sempre al Comune le competenze relative.
  Questa situazione rivoluzionaria, apparentemente squisitamente tecnica, nel senso che vi è una richiesta, quella del cittadino, ed una risposta, quella del Comune, diventa  via via, un terreno in cui il dialogo diventa, sempre più, anche politico e di collaborazione, soprattutto attraverso i rappresentanti delle categorie di cittadini portatoti di bisogni. Da questo dialogo collaborativo, non solo il rapporto diventa sempre più scorrevole ed efficace, ma diventa ragione del miglioramento di normative e procedure. Insomma, il tutto diventa una opportunità per elevare la qualità delle prestazione del Comune e, quindi, per elevare la qualità della vita dei cittadini, della comunità locale.
  Ciò, però, non significa che tutto, come si suole dire, è “rose e fiori”. Le difficoltà non mancano. Non sempre le esigenze rappresentate vengono soddisfatte con il necessario tempismo. Spesso il confronto è duro. Malgrado ciò non si può disconoscere i’importanza di una interlocuzione tra cittadini e Comune, che ha avuto ricadute positive anche nella qualità della vita dei cittadini, grazie anche ad una intesa conseguita tra i due.
  Avere limitato questa riflessione ad uno spazio di rapporti cittadino-Comune all’area sociale, non vuole significare che vengono esclusi gli altri necessari spazi di interlocuzione che attengono al “bene comune” di cui si è detto nella mia precedente riflessione.
  Validi e sollecitatori di impegno da parte dei cittadini restano tutte le altre problematiche che riguardano la competenza del Comune e, quindi, il benessere della comunità locale.
  Il taglio delle considerazioni qui svolte, vuole dimostrare che, sia pure per alcuni temi molto importanti, la legge ne ha sancito una sorta di interdipendenza di cui bisogna prendere atto e da cui partire per costruire, da parte della comunità locale, una sensibilità sempre più pregnante di collaborazione costruttiva con il Comune-

Commenti

Post popolari in questo blog

Unicredit e Generali speculano sul cibo e le terre agricole

Forza Passera!

A rischio il comizio di Grillo a Palermo. Negata la piazza