Comune virtuoso ( 2 ) : Bene Comune
a) Bene comune
Lo stesso nome, “comune”, appartenente, però, a categorie grammaticali diverse: uno sostantivo, quello del titolo, l’altro, quello del sottotitolo, aggettivo. Una curiosità che ho voluto rilevare perchè mi consente di fare un collegamento tra quanto scritto nel mio precedete articolo e l’incontro sul “bene comune”, tenuto recentemente nel quadro del corso di formazione organizzato dalla Parrocchia.
Il comune virtuoso capace di creare il bene comune, questo il progetto da sviluppare.
Le interessanti considerazioni svolte in quell’incontro, in ordine ai vari indirizzi filosofici sul significato di “bene comune”, meritano, a mio avviso, un riscontro pragmatico. Soprattutto in questo periodo in cui i vari candidati che si propongono per la gestione della cosa pubblica belmontese, ma anche la comunità locale e la politica, se vogliono, e mi auguro che lo vogliano, possono prendere in considerazione quanto sull’argomento si va scrivendo. Ho appena citato tre realtà, amministratori locali (i candidati in proiezione), comunità locale e politica che invito a tenere presenti perché dovranno costituire, con l’impegno di tutti, un importante triangolo operativo per il bene del nostro paese.
Per un cittadino, per un belmontese, in particolare, cosa deve essere il “bene comune”? chi deve essere, in prima istanza, a garantirlo? Questo il nodo focale su cui ragionare, secondo quella esigenza pragmatica che accennavo prima.
Vediamo, intanto, un modello da cui partire per disegnare il quadro di una realtà vicina a ciascuno di noi, quella locale, appunto.
Io propongo un modello, a mio avviso molto condivisibile. In caso contrario, nel contesto di quel confronto varie volte auspicato, se ne possono proporre altri. Sono certo, però, che tutti convergeranno nel principio secondo cui il “bene comune” si realizza facendo stare bene la comunità sia individualmente che collettivamente.
Il modello che suggerisco come punto di partenza per il mostro ragionamento è quello definito dal Concilio Vaticano II: ”bene comune è l’insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono nei singoli membri e nelle famiglie il conseguimento più spedito e più pieno della loro perfezione".
Le condizioni sociali, quindi, che possono concorrere a definire il “bene comune” e che possono essere garantite dal Comune, un Comune virtuoso appunto, sono quelle che dobbiamo individuare. Tra queste possono essere considerate:
- l’igiene pubblica, la pulizia nelle strade, soprattutto, sgombre dai numerosi sacchetti di spazzatura che creano seri problemi alla salute dei cittadini;
- la fruibilità del territorio urbano (strade, piazze) di giorno e di notte in condizione di massima sicurezza. Quindi, senza che venga messa in pericolo la incolumità fisica dei cittadini dalla circolazione stradale caotica e dalle intemperanze di tanti ragazzi, soprattutto, nelle ore notturne;
- l’acqua corrente sempre presente;
- scuole efficienti dal punto di vista strutturale, igienico, adeguatamente riscaldate nei mesi invernali;
- strutture per i giovani (palestre, campo di calcio ecc…);
- locali adeguatamente attrezzati per gli anziani;
- riconsiderazione di tutte le tariffe di competenza comunale per una loro auspicabile contrazione, considerate le difficoltà economiche che attraversano le famiglie;
- il rispetto puntuale dei diritti degli anziani, delle persone disabili, dei ragazzi a rischio ecc. Per queste categorie di cittadini sono state approvate leggi di grande valore sociale e, sia pure nella ristrettezza economica che viviamo, se puntualmente, razionalmente e responsabilmente applicate, molto possono fare per migliorarne la qualità della vita. L’argomento merita di essere ripreso per essere sviluppato in maniera più esaustiva, cosa che mi riprometto di fare prossimamente.
Queste alcune, almeno le più importanti, condizioni che “favoriscono nei singoli membri e nelle famiglie il conseguimento più spedito e più pieno della loro perfezione". Nella buona sostanza, un Comune virtuoso come quello che ci proponiamo di costruire, attraverso quelle condizioni, realizza situazioni di benessere a favore della comunità e, quindi, il “bene comune”.
Una volta, quando si dibatteva sulla necessità e sulla possibilità di migliorare le condizioni di vita dei cittadini, era in uso una espressione oggi mi sembra dimenticata, per rendere l’idea su quello che doveva essere in concreto l’obiettivo da perseguire ”una città a misura di uomo”, una città, quindi un comune, capace di soddisfare al meglio le esigenze della comunità. Per quello che ci riguarda l’obiettivo da perseguire è “costruire un paese a misura di uomo”, con le modalità e gli strumenti qui accennati.
Altri livelli istituzionali, regionali, nazionali ed europei sono chiamati a compiti che concorrono a creare il “bene comune”, però poco o niente possiamo fare per influenzarne lo svolgimento. Molto, invece, possiamo fare per condizionare i compiti del Comune.
F.to Salvatore Migliore
articolo del 13
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