Comune virtuoso (4): Ai candidati-Sindaco sui programmi
a) Ai candidati-Sindaco sui programmi
Con lo stesso spirito con il quale ho deciso di contribuire al perseguimento dell’obiettivo, diventato il protagonista di queste mie riflessioni, ma credo sia anche l’auspicio di tutti i belmontesi, cioè la costruzione di un “Comune virtuoso”, mi accingo a rivolgermi ai candidati-Sindaco, dopo avere letto i loro programmi.
Lungi da me, pertanto, l’intenzione di esprimere giudizi, anche perché potrebbero sollevare qualche perplessità in considerazione della mia appartenenza politica, anche se trattasi dell’appartenenza di un riservista. Il riservista, come si sa, è il militante, non impegnato nel servizio effettivo, ma convocabile, però, per svolgere servizi anagraficamente compatibili, in caso di bisogno se mai sarà ritenuto opportuno,.
Con questa premessa mi rivolgo a candidati per dare loro due suggerimenti.
Il primo viene dalla mia deformazione professionale, quella, cioè, di uno che per motivi di lavoro e per motivi socio-culturali si è occupato e continua ad occuparsi di servizi sociali, della disabilità, in modo particolare. Rispetto a questo tema suggerisco un’attenzione particolare e, quindi, un impegno specifico per due argomenti, i quali, ancorchè limitati come quantità, sono di grande dimensione come qualità:
- a) l’integrazione scolastica degli alunni disabili;
- b) il destino delle persone disabili dopo la fine dei supporti familiari.
Il tema della scuola, presente, molto opportunamente, in tutti e tre i programmi, riguarda vari aspetti, da quello dell’igiene a quello del riscaldamento, da quello strutturale a quello della manutenzione, per citarne alcuni di specifica competenza del Comune. Ma il tema della scuola riguarda anche le esigenze che pongono gli alunni disabili. Esigenze, si badi bene, che non sono di esclusiva competenza dell’Istituzione Scuola, ma anche della Istituzione Comune, non solo per i supporti che per legge è tenuto a fornire (trasporto gratuito, assistenza igienico sanitaria, rimozione barriere architettoniche ecc…), ma anche per un dovere generale che il Comune deve avvertire per qualsiasi esigenza dei suoi amministrati. Sotto questo secondo aspetto, quindi, vanno attenzionate anche le esigenze di alunni disabili belmontesi che frequentano la scuola media superiore. Questi alunni devono essere messi in condizione, anche con l’intervento del Comune, di fruire in maniera completa di un diritto costituzionalmente garantito, e cioè il diritto allo studio. Spesso, come si sa, questo non avviene, perché non vengono forniti i supporti necessari. Il Comune se ne deve fare carico non solo rispettando rigorosamente i suoi doveri, ma sollecitando e vigilando anche rispetto agli adempimenti cui sono tenuti le altre Istituzioni.
Il tema, poi, di cui alla lett. b), è quello che tecnicamente viene definito del “dopo di noi”. Da tempo molti genitori di ragazzi disabili si pongono il problema del destino dei loro figli quando non ci saranno più. Risultano diverse opzioni da utilizzare le quali, probabilmente, non rappresentano la panacea, però occorre da parte del Comune un impegno determinato per avviare un percorso che deve essere, innanzi tutto, culturale e, poi, operativo per utilizzare al meglio tutto quello che sull’argomento la legge, ma anche certe esperienze offrono. Il tema qui segnalato può costituire un vero e proprio dramma se non viene adeguatamente e tempestivamente attenzionato.
A Belmonte non mi pare che se ne sia mai parlato.
Sarebbe auspicabile, pertanto, che in ordine al tema qui evidenziato i candidati dichiarassero un supplemento di impegno.
Il secondo suggerimento vuole essere anche una provocazione.
I programmi che i candidati a qualunque carica presentano sono quasi sempre una professione di impegno a realizzarli in caso di vittoria. Mai o quasi mai viene manifestato, al contempo, l’impegno a comportamenti da assumere in caso di non vittoria. L’impegno, ad esempio, a mettere a disposizione dell’interesse della comunità risorse politiche ed umane che sono nella disponibilità di chi non ha vinto. Nel nostro caso sarebbero due con un patrimonio umano e politico sicuramente interessante. Mi rendo conto che in questa fase è impossibile, per ovvie ragioni, manifestare un impegno di questo genere. Nessuno è disposto, sia pure per ipotesi, ad ammettere una eventuale sconfitta. E’ possibile, però, un impegno posticipato?
Io penso che sarebbe una dimostrazione di maturità politica e di sensibilità un pronunciamento come quello che qui viene auspicato, all’indomani dei risultati elettorali.
Una cosa del genere credo sia compatibile con il mantenimento della identità politica di ognuno e, al contempo, con gli interessi della comunità.
Con lo stesso spirito con il quale ho deciso di contribuire al perseguimento dell’obiettivo, diventato il protagonista di queste mie riflessioni, ma credo sia anche l’auspicio di tutti i belmontesi, cioè la costruzione di un “Comune virtuoso”, mi accingo a rivolgermi ai candidati-Sindaco, dopo avere letto i loro programmi.
Lungi da me, pertanto, l’intenzione di esprimere giudizi, anche perché potrebbero sollevare qualche perplessità in considerazione della mia appartenenza politica, anche se trattasi dell’appartenenza di un riservista. Il riservista, come si sa, è il militante, non impegnato nel servizio effettivo, ma convocabile, però, per svolgere servizi anagraficamente compatibili, in caso di bisogno se mai sarà ritenuto opportuno,.
Con questa premessa mi rivolgo a candidati per dare loro due suggerimenti.
Il primo viene dalla mia deformazione professionale, quella, cioè, di uno che per motivi di lavoro e per motivi socio-culturali si è occupato e continua ad occuparsi di servizi sociali, della disabilità, in modo particolare. Rispetto a questo tema suggerisco un’attenzione particolare e, quindi, un impegno specifico per due argomenti, i quali, ancorchè limitati come quantità, sono di grande dimensione come qualità:
- a) l’integrazione scolastica degli alunni disabili;
- b) il destino delle persone disabili dopo la fine dei supporti familiari.
Il tema della scuola, presente, molto opportunamente, in tutti e tre i programmi, riguarda vari aspetti, da quello dell’igiene a quello del riscaldamento, da quello strutturale a quello della manutenzione, per citarne alcuni di specifica competenza del Comune. Ma il tema della scuola riguarda anche le esigenze che pongono gli alunni disabili. Esigenze, si badi bene, che non sono di esclusiva competenza dell’Istituzione Scuola, ma anche della Istituzione Comune, non solo per i supporti che per legge è tenuto a fornire (trasporto gratuito, assistenza igienico sanitaria, rimozione barriere architettoniche ecc…), ma anche per un dovere generale che il Comune deve avvertire per qualsiasi esigenza dei suoi amministrati. Sotto questo secondo aspetto, quindi, vanno attenzionate anche le esigenze di alunni disabili belmontesi che frequentano la scuola media superiore. Questi alunni devono essere messi in condizione, anche con l’intervento del Comune, di fruire in maniera completa di un diritto costituzionalmente garantito, e cioè il diritto allo studio. Spesso, come si sa, questo non avviene, perché non vengono forniti i supporti necessari. Il Comune se ne deve fare carico non solo rispettando rigorosamente i suoi doveri, ma sollecitando e vigilando anche rispetto agli adempimenti cui sono tenuti le altre Istituzioni.
Il tema, poi, di cui alla lett. b), è quello che tecnicamente viene definito del “dopo di noi”. Da tempo molti genitori di ragazzi disabili si pongono il problema del destino dei loro figli quando non ci saranno più. Risultano diverse opzioni da utilizzare le quali, probabilmente, non rappresentano la panacea, però occorre da parte del Comune un impegno determinato per avviare un percorso che deve essere, innanzi tutto, culturale e, poi, operativo per utilizzare al meglio tutto quello che sull’argomento la legge, ma anche certe esperienze offrono. Il tema qui segnalato può costituire un vero e proprio dramma se non viene adeguatamente e tempestivamente attenzionato.
A Belmonte non mi pare che se ne sia mai parlato.
Sarebbe auspicabile, pertanto, che in ordine al tema qui evidenziato i candidati dichiarassero un supplemento di impegno.
Il secondo suggerimento vuole essere anche una provocazione.
I programmi che i candidati a qualunque carica presentano sono quasi sempre una professione di impegno a realizzarli in caso di vittoria. Mai o quasi mai viene manifestato, al contempo, l’impegno a comportamenti da assumere in caso di non vittoria. L’impegno, ad esempio, a mettere a disposizione dell’interesse della comunità risorse politiche ed umane che sono nella disponibilità di chi non ha vinto. Nel nostro caso sarebbero due con un patrimonio umano e politico sicuramente interessante. Mi rendo conto che in questa fase è impossibile, per ovvie ragioni, manifestare un impegno di questo genere. Nessuno è disposto, sia pure per ipotesi, ad ammettere una eventuale sconfitta. E’ possibile, però, un impegno posticipato?
Io penso che sarebbe una dimostrazione di maturità politica e di sensibilità un pronunciamento come quello che qui viene auspicato, all’indomani dei risultati elettorali.
Una cosa del genere credo sia compatibile con il mantenimento della identità politica di ognuno e, al contempo, con gli interessi della comunità.
F.to Salvatore Migliore
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