Papa Francesco, Chapeu!


Ieri sera quando Bergoglio è stato eletto Papa ho provato una forte emozione. Per questo Conclave c'era tanta aspettativa e la Chiesa era tenuta a dare una risposta concreta alla crisi che sta vivendo. Quando ho visto affacciarsi dal balcone un ometto tutto vestito di bianco, ho pensato subito che la Cristianità aveva ancora una speranza per rivalutarsi agli occhi di tutto il mondo.

Il discorso di Francesco I è stato emozionante e sincero, ma sopratutto semplice. Una preghiera, un saluto e la volontà di far tornare il vescovo di Roma in mezzo alla gente comune. Seguendo l'evento ho notato che le mie emozioni erano condivise da molte persone e che negli occhi della gente c'era già uno sguardo diverso nei confronti della Chiesa.
Un'ondata di ottimismo ed una boccata d'aria fresca ha invaso tutto il mondo con l'elezione del primo Papa gesuita e sudamericano, ma subito qualcuno ha dovuto ed ha sentito l'esigenza di trovare l'escamotage per criticare un uomo che con un sorriso ha illuminato miliardi di persone che erano in diretta da tutto il mondo.
In tarda serata cominciano così a piovere critiche contro il nuovo Pontefice: su di lui si cela l'ombra della dittatura Argentina, che Bergoglio avrebbe aiutato e coperto durante gli anni del regime di Videla.
Innanzituto, Bergoglio non appoggiò, come fecero tanti gesuiti del suo Paese, la cosiddetta “Teologia della Liberazione”, ma insistette per separare politica e solidarietà. Secondo lui si poteva trasformare la società senza mescolare i due fattori. Il neo Papa non era d'accordo con la sua congregazione e suscito tanti malumori nell'ambiente ecclesiastico argentino.
Quando Videla trasformò il paese in una dittatura, Bergoglio era stato spiato ed inseguito dal sospetto di essere vicino al regime e, mentre il Paese cambiava, l'ex cardinale invitava due confratelli impegnati nella solidarietà fra le baracche ad abbandonare il loro incarico per andarsene lontano. Pochi giorni dopo la presa di potere da parte di Videla i due giovani sparirono. Ne “Il silenzio”, il libro di Horacio Verbinsky usato ieri sera come prova inconfutabile che il nuovo Papa non sia un santo o meglio che sia un delinquente, lo scrittore e giornalista argentino accusa Bergoglio di aver denunciato alla dittatura l'irrequietezza dei giovani gesuiti. La risposta di Francesco I, che però non viene fatta girare in rete, era stata questa: “Li ho voluti allontanare per le voci che li indicavano in pericolo”, un modo per salvare la loro vita minacciata dalle spie del regime. Bergolio si era anche detto “addolorato per non essere stato ascoltato”.
Bergoglio viene così considerato dal regime un “sovversivo come altri preti” e deve lasciare la poltrone di superiore della congregazione. Quando la democrazia tornerà a Buenos Aires, Bergoglio fu il primo, nel 2000, a far “indossare” all'intera Chiesa argentina le vesti della pubblica penitenza, per le colpe commesse negli anni della dittatura. Il nuovo Papa fu anche il primo a proporre un memoriale per ricostruire la memoria delle vittime del regime argentino.
Infine, sono arrivate critiche a Bergoglio anche per il suo essere in realtà un conservatore, mentre in Argentina è famoso per le sue scelte non molto ortodosse, sopratutto in materia sessuale: “Sopporta i contraccettivi con un sospiro che fa il giro del Vaticano” dicono di lui in Sud America.
Non voglio difendere a spada tratta in nuovo Pontefice, però è doveroso sciogliere alcune falsità storiche che lo hanno visto protagonista. Starà a lui dimostrarsi all'altezza del nome che si è scelto. Io credo che chi così ferocemente ha criticato il Papa la scorsa notte, non voglia una Chiesa viva, forte, vicino alla gente e capace di guidare gli animi delle persone, perché una Chiesa così è scomoda, fastidiosa. È una chiesa in grado di responsabilizzare i fedeli nei confronti della loro stessa esistenza. Se il Papa dimostrerà lo stesso spirito del discorso di ieri, la Chiesa tornerà ad avere un suo orgoglio. Non si potranno più utilizzare scuse come “tanto i preti vanno con i bambini” oppure “La Chiesa ruba i soldi”, per discolpare noi stessi da ogni malefatta.
Forse torneremo ad avere una guida spirituale capace di dare l'esempio a moltissime persone. Io me lo auguro, sentendomi già inadatto dinnanzi ad un “semplice” uomo argentino che si recava in bicicletta nelle zone povere di Buenos Aires. Chapeu! 

  Blog di Luca Michetti

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