Dialogo-confronto su Belmonte Mezzagno di Salvatore Migliore


Presentazione   
Malgrado le numerose sollecitazioni per un dialogo, capace di costruire un contributo per la crescita della qualità di vita di Belmonte, non abbiano sortito i risultati sperati, voglio provarci ancora una volta a rimettere sul tavolo il tema.
  Voglio proporre all’attenzione dei belmontesi di “buona volontà” una raccolta dei  miei interventi pubblicati nei libri che si sono occupati del nostro paese e che sottolineano l’importanza del dialogo e di alcune problematiche che ne condizionano la qualità.
  Preciso che subito dopo la pubblicazione del mio libro “Belmonte Mezzagno – Storia – Prospettive, che ha avuto luogo l’8 marzo 2014, con e.mail e sms ho invitato diversi cittadini e responsabili della politica e delle istituzioni locali a continuare il dialogo che si era avviato con il libro. Anche questa volta con poco successo.


Un amico a cui manifestavo il disappunto per il  silenzio in questione, mi proponeva di considerare la diffidenza che avrò potuto provocare. Insomma, era opportuno fare un poco di dietrologia per capire meglio le ragioni del silenzio. Ho risposto, così come ho scritto qualche volta, che nelle mie iniziative politico-sportive-culturali non ci sono state mai ragioni di bottega personale. Figuriamoci ora! Solo ed esclusivamente il desiderio di dare il mio contributo.
  Oggi, ritengo di potere fare per il mio paese quello che da qualche tempo sto facendo, compresa la presente iniziativa.
Spero tanto, comunque, di provocare quel seguito che ho sempre auspicato: il dialogo fra tutti (politica, istituzioni e cittadini).
  Se questo non avverrà, avrò messo, sicuramente, una piccola pietra per una costruzione che prima o dopo, sono certo, sarà eretta.
                 
                                                      DA      
       IL CAMINETTO: Spunti per una conversazione su:
       Sanità – Enti locali – Srvizi Sociali – Fderalismo fiscale (2011)

Una società a misura d’uomo

     …..Diventa importante, nel processo attuativo della legge 328, rispettare non solo l‘aspetto tecnico, ma anche quello umano e psicologico. Questo è l‘approccio corretto che bisogna avere da parte di quanti sono chiamati ad applicare l‘importante legge di riforma.
 L‘esigenza di rilevare l‘importanza di un atteggiamento, quasi di religiosa disponibilità, ad osservare, in maniera puntuale, il rispetto degli adempimenti previsti dalla legge di riforma, rilevata inizialmente, mi ha costretto a leggere varie volte la legge e diversi commenti che nel frattempo sono stati pubblicati. Questo lavoro mi ha consentito di rafforzare il convincimento che la società italiana, e per quello che ci riguarda, la nostra comunità siciliana, dispone di uno strumento in grado di costruire una società migliore. Un tempo era in uso un‘espressione per definire una città in grado di soddisfare ogni esigenza del cittadino: “una città a misura di uomo”. Era, ovviamente, un pretesto per mobilitare impegni ed energie al fine di raggiungere l‘obiettivo. Oggi, credo, si possa affermare che esistono le condizioni per costruire una società a misura d’uomo, ovviamente secondo l‘ottica della legge di riforma che è un‘ottica sicuramente positiva.
Nonostante tutto, si ha motivo di essere ottimisti. Infatti, la nostra storia in materia socio-sanitaria, l‘evoluzione culturale che a tale proposito vantiamo, circostanze queste, credo sufficientemente dimostrate in questa pubblicazione, inducono a nutrire buone speranze.
L‘attesa, infine, che le mie iniziative possano, comunque, conseguire qualche risultato la nutro sempre. Pertanto, lo sforzo fatto per questa pubblicazione lo riterrei ampiamente ripagato se sarà servito a contribuire alla necessaria sensibilizzazione di quanti sono chiamati, a vario titolo, all‘attuazione della legge 328/2000.

Le tre pretese della pubblicazione
 
  Io penso che tutti noi dobbiamo prendere atto che i Servizi Sociali, in genere, ma nel nostro caso le problematiche e i relativi provvedimenti che riguardano le persone disabili non vanno guardati con la mentalità fredda burocratica, ma con il cuore. Se questo si saprà fare allora vuol dire che la rivoluzione culturale che è richiesta è sulla buona strada. Ecco un altro valore che bisogna mettere in campo: il cuore.
Questa pubblicazione potrà registrare sicuramente molti limiti e di questo me ne scuso; io mi sono sforzato per ridurli al minimo. Però, mi sento di caricarla di qualche pretesa. Intanto, quella di dimostrare, come ripetutamente sottolineato, che le istituzioni nel complesso hanno prodotto molto bene nei confronti delle persone disabili le quali, però, non si ritengono soddisfatte per come vanno le cose, Anzi! Le lamentele sono state tante e qualche volta anche disperate.
E qui il secondo impegno di cui la pubblicazione ha la pretesa di farsi carico. Un appello alle istituzioni e non soltanto a loro, ma tutti coloro i quali sono chiamati a svolgere un ruolo, sia pure quello della sensibilizzazione, nella costruzione della strada che porta all‘esaltazione della qualità della vita dei destinatari dei provvedimenti: attrezzarsi culturalmente e mentalmente.
La terza ed ultima pretesa che potrà sembrare presuntuosa: quella di dare voce ai disabili con il desiderio che la pubblicazione faccia breccia nelle istituzioni e nella società, intanto, per una migliore disponibilità di ascolto dei loro problemi e, poi, per le sollecite conseguenti risposte alle loro esigenze.

 L’auspicio

  I titoli della riflessione che qui propongo potrebbero essere diversi, ho preferito, però, sottolineare un desiderio: un futuro dei disabili sempre più ricco delle attenzioni delle istituzioni. Da qui la scelta del titolo.
A quest‘obiettivo il lavoro si proietta, essenzialmente, attraverso due momenti che caratterizzano gli atteggiamenti delle istituzioni: le attenzioni e le disattenzioni, appunto. Le prime, supportate da un‘elencazione di provvedimenti nazionali e regionali e le seconde da una lunga rassegna d‘interventi della stampa sul tema dell‘integrazione scolastica.
L‘una e l‘altra, probabilmente, appaiono inutilmente lunghe e noiose.
Dare meno risalto a questi due momenti, accennare semplicemente ai provvedimenti e agli intereventi della stampa, forse, avrebbe reso lo stesso il senso di ciò che si voleva dimostrare. In qualche momento ne sono stato convinto. A conclusione del lavoro, però, dopo un ragionamento fatto, con una certa insistenza, con me stesso e dopo qualche verifica, mi sono convinto, che è stato meglio non dare per scontate certe realtà, sia pure attraverso qualche accenno, ma rappresentarle con ricchezza di esempi; serve a dimostrare l‘assunto con maggiore efficacia.
Leggere, per esempio, i numerosi interventi della stampa in materia di carenza degli insegnanti di sostegno serviranno, secondo me, non solo a dare contezza della dimensione della distrazione delle istituzioni rispetto ad un sacro santo diritto del disabile in materia scolastica, ma serve anche a testimoniare l‘esasperazione dei genitori, a fare toccare con mano momenti di alta tensione. Un messaggio forte, capace, a mio avviso, di smuovere le insensibilità.

 Introduzione
(A proposito delle riflessioni su Belmonte)

  Anche dopo tanti anni di vita palermitana, intervallati da visite in paese per motivi familiari, politici e culturali, non sento di ritenermi un cittadino palermitano. A chi mi ha chiesto, a chi mi chiede e a chi mi chiederà ―di dove sei?, non ho mai risposto ne mai risponderò di Palermo. Perfino durante il servizio militare, in una città lontana da Palermo, ad un Ufficiale che mi chiedeva: di dove sei ? ho risposto di Belmonte Mezzagno. Evidentemente si è resa necessaria una piccola integrazione della risposta, in quanto, ho dovuto precisare che Belmonte era in provincia di Palermo.
Un legame, insomma, che resterà per tutta la vita, anche se può capitare che dal tuo paese puoi avere pure qualche delusione. Ma, questo è nell‘ordine delle cose terrene, fatte dagli uomini che, come si sa, non siamo perfetti.
E‘ stato, sicuramente, questo cordone ombelicale, una delle ragioni, che mi ha spinto a dedicare al mio paese un lavoro, rivolto a quanti si vogliono rinfrescare la memoria rispetto a quelle vicende descritte e di cui sono stati testimoni diretti. E’ rivolto anche a quegli altri belmontesi che, per ragioni anagrafiche, quelle vicende non hanno conosciuto direttamente.
Nella Premessa ho precisato il periodo della vita di Belmonte che intendevo rappresentare e le ragioni dell‘iniziativa.
Il periodo, come recita il titolo del libro, è quello che va dal momento in cui la scopa ri ddisa ha rappresentato uno dei prodotti maggiormente commercializzati dai belmontesi e che ha dato la possibilità a moltissime famiglie di campare, quindi, un‘economia piuttosto povera, al gippone che caratterizza un momento economico per i belmontesi florido. Questa è la sensazione che si coglie. Storicamente il periodo comprende quello che va dagli anni ‘50 all‘anno in cui veniva scritto il libro (2007).
Le ragioni di quel lavoro vengono così spiegate: Una storia, che ho sentito di rappresentare per rendere merito ai suoi protagonisti, ma anche per proporla alla riflessione dell’opinione pubblica locale e trarne motivo di confronto, e, auspicabilmente, di impegno, finalizzato all’elevazione della qualità della vita del nostro paese.
La prima ragione resta molto personale e, quindi, per quello che mi riguarda soddisfatta, e penso che i destinatari l‘abbiano gradito.
A distanza di tre anni non mi pare che sia stata onorata la seconda ragione, quella cioè di una riflessione partecipata fra i belmontesi sugli eventi che hanno interessato la vita del nostro paese
 A mia memoria, non mi pare che si sia verificato quello che desideravo, tranne il momento della presentazione del libro ed un altro incontro allo Stagnone, promosso dai giovani dell‘UDC.
Io penso, e non soltanto io, che la storia di un paese con tutti i suoi passaggi culturali, economici, religiosi, sportivi, politici ecc., come ho cercato di spiegare nel libro, hanno il diritto di essere ripresi e meditati per quello che di positivo, ma anche di negativo, hanno costituito per i suoi cittadini di ieri, ma anche per quelli di oggi, perché, comunque, per questi ultimi, sono una premessa della loro crescita.
Ritornando al tema, anche attraverso la riproposizione di qualche interessante passaggio, voglio sperare che il mio auspicio si realizzi: quello, cioè, di parlare con tanti del tempo che fu, ma anche del merito che questo ha sul tempo attuale.


Il profilo della politica

  Una riflessione sul profilo della politica potrebbe inserirsi in qualunque parte di questo lavoro. E, questo anche per le considerazioni di seguito riportate sulla importanza del ruolo della politica.
La scelta di parlarne in questa parte del lavoro e, cioè, a proposito della storia di Belmonte Mezzagno, nasce dalla centralità, nella mia formazione e nella mia crescita, dell‘esperienza vissuta nel mio paese. Senza nulla togliere, evidentemente, all‘influenza che hanno avuto le altre interessanti esperienze.
Un poco per deformazione culturale, ma anche per convinzione, penso che la politica nella società debba giocare un ruolo di primo piano, La politica, come si dice, quando la si vuole mettere nel giusto piedistallo, con la P maiuscola, deve essere ritenuta da tutti come lo strumento indispensabile per la soluzione dei problemi, compresi quelli relativi alla crescita sociale e morale di una comunità. Certo ci sono altri valori, come la Fede, la Religione, il rispetto, la coscienza civile, il senso di responsabilità ecc…, che contribuiscono alla costruzione dell‘identità di una comunità. La politica, però, ha a che fare con i problemi della gente, collettivamente e individualmente intesi, con il soddisfacimento delle esigenze degli anziani, delle persone con disabilità, con la cultura della comunità, con la realizzazione delle opere pubbliche e così via. Si può dire, quindi, che la politica è fondamentale nella vita di una comunità. Ecco perchè ho sempre desiderato che di politica si discutesse, soprattutto con i giovani, perché, assieme si definisse quella politica capace di fare il bene di una comunità; perché si facesse, tutti assieme, un critica severa nei confronti di quella politica intesa come esercizio del potere a beneficio solo o prevalentemente di chi la interpreta e, quindi, la si mettesse al bando; perché si capisse che la politica deve essere intesa come servizio a favore della comunità e che tutti ci si dovrebbe impegnare per dare cittadinanza solo ed esclusivamente a questo tipo di politica.
Parlando, quindi, del nostro paese, della sua storia, del suo sviluppo sotto vari aspetti, mi è sembrato quanto mai opportuno introdurre una riflessione sul profilo della politica e rilevarne il ruolo strategico nella vita di una comunità, magari usando parole e concetti ovvi. Quelli che abbiamo delle responsabilità, sia pure per ragioni anagrafiche e per qualche modesta esperienza maturata come cittadino di questa comunità, abbiamo il dovere di

battere, sino alla noia, il chiodo della importanza della politica, intesa come qui si tenta di affermare.
Allora, ancora una volta, ripropongo un percorso di riflessione sul tema, attraverso i passaggi di una lettera che avevo pensato di inviare, soprattutto ai giovani, e che, comunque, può servire da pretesto per intraprendere, in maniera bipartisan, iniziative adeguate per l‘auspicato obiettivo qui ribadito.

Bozza lettera per un incontro sulla Politica a Belmonte
Un punto di partenza, per avviare un corretto e serio processo di crescita della Politica, può essere un confronto fra quanti, indipendentemente dall‘appartenenza politica, si sentono interessati al tema.
………………………………………………………………………………
I problemi, che riguardano una comunità, si possono risolvere con una Politica di alto profilo. Le posizioni contrastanti possono essere motivo di confronto e non di scontro. Sperimentiamo un nuovo modo di fare Politica, senza che questo significhi rinuncia alle proprie idee ed alle proprie posizioni politiche. Anzi!
Tutto ciò premesso, Ti invito a partecipare all‘incontro che avrà luogo il………..presso……per discutere sul tema:
PERCHE‘ LA POLITICA?!
QUALE POLITICA?!
A proposito dello spirito che dovrebbe animare la politica, sono illuminanti gli interventi del Presidente Napolitano:
―Se la politica diventa un continuo gridare, un gareggiare a chi alza di più i toni, uno scontrarsi su tutto, su ogni questione, in ogni momento, ne soffrono le istituzioni, ne soffre il rapporto con i cittadini. Quando nel frastuono generale non si possono nemmeno più cogliere bene le diverse posizioni e proposte, allora molti finiscono per allontanarsi non da questo o da quel partito, ma dalla politica.
….non allontanatevi dalla politica.

… è importante che vi sia più dialogo, più ascolto reciproco, tra gli opposti schieramenti. Non abbracci confusi, ma nemmeno guerre come tra nemici piuttosto che polemiche tra avversari. E' questo l'appello che ho rivolto e che continuo testardamente a rivolgere ai protagonisti della vita politica, interpretando, credo, il comune sentire dei cittadini.

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