Dimissioni del Papa: i possibili retroscena. Sullo sfondo, l’ombra di Bilderberg


In queste ore, dopo l’annuncio delle dimissioni del Papa, molti si stanno chiedendo freneticamente cosa è successo. Già, cos’è successo? E cosa succederà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane? Cosa c’è dietro un atto così grave?


Tolta di mezzo la banalità della salute, a cui non crederebbe neanche un bambino, e il finto stupore del popolo vaticano e dei politicanti al palo per la prossima lizza elettorale, ci si interroga su altri e ben più gravi motivi.
Il flash dell’Ansa di ieri ha fatto in pochi minuti il giro del mondo. Tutti l’hanno rilanciato prima che arrivasse la conferma del Vaticano. Migliaia i tweet che hanno fatto la spola dall’Europa all’Asia, passando per il Medio Oriente. (a destra, foto tratta da it.123rf.com)
Le campane, per Papa Ratzinger, risuonarono giusto un anno fa, quando scrivemmo di questa ipotesi (Dimissioni del Papa? Misteri e rivelazioni). Allora un Cardinale sudamericano si lasciò beccare mentre annunciava dalla Cina che Ratzinger non sarebbe durato ancora un anno.
Il famigerato “pizzino” del Cardinale Castrillon che, riferendo le parole di un altro prelato,l’Arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, attribuiva al Pontefice non più di 12 mesi di vita. Una storia subito smentita da Romeo. In quei giorni si pensò all’annuncio di un attentato o a un delitto politico. Ci fu anche chi ipotizzò condizioni di salute malferme di Benedetto XVI. Per non parlare di chi, come noi, guardava alle trame politico ecclesiastiche all’interno delle mura vaticane.
Oggi, con il senno del poi, si potrebbe affermare che, allora, che eravamo davanti a un licenziamento con poco più di 365 giorni di preavviso. Una data, se così si può dire, che Papa Ratzinger ha scrupolosamente rispettato…
Ci si interroga sulla sequenza temporale che si prospetta dopo il clamoroso passo indietro del Pontefice. I maligni sussurrano che, nei sacri Palazzi Apostolici, sanno far bene i conti politici. Le dimissioni del Santo Padre scatteranno una settimana dopo le elezioni. Così i Cardinali potranno scegliere il successore di Papa Ratzinger con calma e
con piena cognizione di causa.
Gli interrogativi che si rincorrono sono tanti. E’ l’ultimo colpo di scena del nuovo ordine mondiale? Via Ratzinger, al suo posto si prepara l’ascesa delCardinale Angelo Bagnasco (nella foto a destra, tratta da formiche.net), il potente presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), molto vicino a Mario Monti e profondo conoscitore della causa filosionista? La Chiesa cattolica apostolica romana, dopo duemila anni, si inchina alla Menorah, il candelabro a sette bracci, uno dei simboli più antichi della religione ebraica? Ci sono di mezzo i Protocolli dei Savi di Sion? O, forse, c’entra anche la profezia di Malachia? O, ancora, quella di Fatima, della quale ricorre il tredicesimo anniversario?
Domande che chiamano altre domande. Quello che sta succedendo è, forse, l’antipasto politico del potere temporale dell’accoppiata Monti-Bersani alla guida del nostro Paese? Goldman Sachs che cancella di colpo l’unico Stato, l’Italia, ancora non allineato nella scia del Nuovo Ordine del Bilderberg?
Tante domande che si inseguono e ci inseguono. Interrogativi per ora senza risposta. La battaglia finale per il dominio del mondo potrebbe essere in pieno svolgimento. O alle battute finali. Chissà. La Storia siamo noi. Riflettiamo e preghiamo, perché si approssima l’era della schiavitù totale alla finanza.
Il Papa Ratzinger non era certo uno stinco di santo, si badi bene, ma era comunque un baluardo del vecchio ordine, questo sì. Ed è l’ennesima vittima, costretta alle dimissioni antistoriche da un mondo di poteri e di potenti che vuole controllare tutto: tutto.
Le dimissioni del Papa sono un fatto storico di enorme importanza. Prima di lui quattro casi in duemila anni, tutti molto chiacchierati. Certo, un Papa è il garante di certi equilibri del potere imperiale-cattolico, un enorme potere mondiale. Se si dimette è perché viene costretto da qualcosa o da qualcuno. Se va via è perché l’equilibrio che garantiva è crollato.
L’ultima volta è accaduto con Celestino V, il Papa dei templari che voleva rivoluzionare la Chiesa portandola via da Roma, innalzandola su un cristianesimo mistico e profondo. Per passare dalla corruzione del potere – la “ecclesia carnalis” – ad un cristianesimo aperto, pieno di veri valori spirituali sul modello del Cristo: l’ “ecclesia spiritualis”.
Ora cosa succede? Mai nella storia un Papa si è dimesso per banali quanto umanamente comprensibili motivi di salute. Mai e poi mai ce ne è stato bisogno e l’avevamo detto già nell’aprile 2011 proprio su questo giornale.
Papa Giovanni Paolo II secondo era ridotto al lumicino negli ultimi anni. In condizioni di gran lunga peggiori di Benedetto XVI. Ma non si è dimesso.
Oggi una serie di operazioni, su tutti i livelli, non solo materiali, sembra sia stata condotta per far compiere un gesto così estremo al Papa. Un passo della Chiesa cattolica in direzione di un futuro oscuro avvolto nel mistero.
Di questa storia inquietante qualcosa abbiamo visto lo scorso anno: qualcosa che è sembrato un gioco dei ricatti incrociati. La memoria torna al maggiordomo e al fiume di carte vaticane riservate che potrebbero aver preso il largo verso l’estero. Verso dove? Magari verso la Germania. O verso gli Stati Uniti d’America. Chissà.
Se poi le profezie diventano storia, beh, allora siamo diretti verso il baratro e non verso la salvezza. Quel processo, questa è stata la sensazione, è stato chiuso tappando tanto bocche… In cambio di cosa? Quali ‘giochi’ hanno portato allo scenario attuale? La Chiesa era ancora in parte un ostacolo al raggiungimento del super Stato Mondiale? Centrano forse i protagonisti del gruppo di Bilderberg?
La sensazione è che, in questa storia, aleggi un potere oscuro e senza volto. Quasi una mossa di scacchi, pensata e ripensata. Un grande passo, forse risolutore, prima che il movimento del risveglio di coscienza travolga la Chiesa di Roma?
Da tempo uomini in nero si muovono astutamente nelle strade della Capitale del cattolicesimo. Mentre un vortice di esseri oscuri ne avvolge il Cielo. Appena qualche mese addietro, a Roma, centrotrenta potenti del mondo, coloro che decidono le sorti dell’economia e della finanza mondiale, si sono incontrati nella Citta Eterna. Era il 13 novembre del 2012. Si tratta proprio del cosiddetto Gruppo di Bilderberg, le cui riunioni sono sempre avvolte dal massimo della segretezza.
L’incontro avrebbe dovuto tenersi all’Hotel Russie ma, per maggiore riservatezza – data la concomitanza con il festival del Cinema – è stato spostato in Campidoglio. I bene informati pensavano che il meeting si dovesse tenere alle 18,00 di quel giorno, ma è stato invece spostato di qualche ora dopo che gli ospiti stranieri si sono riversati in piazza del Campidoglio.
Alle 19.45 abbiamo visto entrare Ignazio Visco, governatore della Banca Centrale; un quarto d’ora dopo il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, seguito dal presidente del Consiglio, Mario Monti, avvistato intorno alle 20.30. Tra i ministri del Governo tecnico erano presenti anche Corrado Passera (delega allo Sviluppo Economico) e Francesco Profumo, titolare del dicastero all’Istruzione. Tra gli altri invitati Mauro Moretti, ex sindacalista della Cgil, oggi al vertice delle Ferrovie; quindi anche Angelo Cardani, presidente di Agcom; poi Fulvio Conti dell’Enel; Anna Maria Tarantola, presidente della Rai; Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit; Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni; Franco Barnabè di Telecom Italia, Alberto Nagel amministratore delegato di Mediobanca, Enrico Cucchiani di Mediaintesa e Rodolfo de Benedetti del Gruppo Cir.
Dall’estero sono invece arrivati Tom Enders, Ceo della Eads, Marcus Agius di Barclays, il canadese Edmund Clark, nume tutelare della Td Bank, Kenneth Jacobs, numero uno di Lazard e l’americano capo dell’ Alcoa, Klaus Kleinfeld. Quel 13 novembre erano presenti anche il francese Henri Castries, presidente del gruppo Axa, il tedesco Josef Ackermann, presidente del consiglio di amministrazione del Gruppo Executive Committee Deutsche Bank, lo statunitense Keith Alexander, comandante dell’Us Cyber Command e direttore dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale, lo spagnolo Joaquin Almunia, Commissario per la concorrenza della Commissione Europea, lo statunitense Roger Altman, presidente della Eversore Partners, il portoghese Luis Amado, presidente del Banco Internacional do Funchal, il norvegese Johan Andresent, proprietario e amministratore delegato della Ferd, il finlandese Matti Apunen, direttore Finish Businness and Policy Forum Eva, il turco Ali Babacan, vice primo ministro per gli Affari economici e finanziari, il portoghese Francisco Pinto Balsemao, presidente e Ceo di Impresa ed ex primo ministro, il francese Nicolas Baverez Partener della Gibson Dunn & Crutcher LLP, il francese Christophe Béchu senatore e presidente del Consiglio Generale del Maine et Loire e il turco Enis Berberoglu editore del quotidiano Hurriyet.
Tutti i nomi presenti sono personaggi abitualmente chiamati a partecipare, anche quando i vertici si tengono in altre nazioni, agli incontri del Bilderberg, di cui nessuno può negare l’esistenza e la tenebrosa presenza internazionale. A questi si aggiungono altri personaggi i cui nomi restano segreti, nonostante gli insiders provino in tutti i modi a stanarli.
Di cosa si è discusso in questo vertice mondiale di governanti e banchieri di tutte le specie? Sicuramente dell’andamento economico del globo, dell’eurozona e degli andamenti economici di nazioni che non ce la fanno a stare al passo con la tabella di marcia imposta dai mercati, tra cui il nostro. Indiscrezioni raccontano, però, che, oltre a euro-questioni, durante l’incontro siano state affrontate anche tematiche legate alla politica italiana e alla “spina” vaticana.
Secondo indiscrezioni, si sarebbe parlato anche di un eventuale commissariamento dell’economia dei Paesi più deboli della zona euro tra i quali, oltre alla Grecia e alla Spagna, guarda caso figura proprio l’Italia. Sarebbe stato puntualizzato come la questione della presenza della Chiesa cattolica, nel cuore delle questioni italiane, non sarebbe stata più rinviabile.
Insomma: per dirla brutalmente, chi governa il mondo deve avere il proprio Papa. Infatti, che la questione fosse tutta italiana è indicato dal fatto che l’incontro è stato organizzato proprio a Roma, dove i potenti del mondo hanno chiesto garanzie politiche ed economiche proprio ai banchieri di casa nostra, sempre disponibili e asserviti nei confronti delle lobby mondiali.
Tutto questo, però, potrebbe portare al disastro per l’Italia. Il primo passo della conquista totale del potere temporale è asservire il potere vaticano al nuovo ordine mondiale. Un grande passo da compiere nel cuore della capitale politica italiana. Una tesi portata avanti anche dal giornalista russo, Daniel Estulin, grande conoscitore del sistema di potere del gruppo di Bilderberg.
Ecco che, allora, il discorso si concentra sull’Italia. Parlando dell’Italia, Estulin ha svelato un piano che, se vero, non ci riserverebbe nulla di buono. Sono parole premonitrici:“Qualunque Governo che cercherà di ripagare il debito distruggerà il proprio Paese. Tutto quello che finora si è fatto è stato obbligare i cittadini a pagare il debito pubblico gonfiato dagli interessi usurai della finanza internazionale e aggravato nell’eurozona, dall’impossibilità di ricorrere, a costo zero, all’ossigeno della moneta sovrana. Dal momento che non possiamo pagare e non può farlo nemmeno il Governo, allora ci si rivolge alle istituzioni finanziarie internazionali”. Chiunque tenta di opporsi distruggerà il proprio Paese.
Il nuovo Papà? Secondo questo progetto mondiale dovrebbe essere proprio un italiano. Forse il già citato Cardinale Angelo Bagnasco? Sarà cosi? Vedremo se anche questa volta siamo stati chiaroveggenti come un anno fa.
di Giovanna Livreri (12/2/2013)

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