Editoriale: siamo tutti il papa.


La notizia è sconvolgente, destinata a rimanere nel tempo e subito consegnata al registro della storia. Il papa si dimette.
L'intero mondo delle comunicazioni e delle coscienze ha ripreso attonito la decisione estrema del papa tedesco.
Immediata la domanda: può un papa dimettersi? In un libro intervista La luce del mondo, egli stesso spiega che un papa ha il diritto e qualche volta il dovere di farlo se avverte la sua inadeguatezza fisica e psicologica.
I canonisti aggiungono che la rinunzia é valida se fatta davanti ad alcuni cardinali.
E Ratzinger si é attenuto agli esperti di diritto canonico. Perché si é dimesso? Il problema diviene complesso. E' indubbio che il papa é stanco, sente che le forze non lo sorreggono. Teme di diventare ostaggio della curia? E' indubbio che otto anni di pontificato non sono una passeggiata. L'eredità pesantissima di Giovanni Paolo, il papa carismatico, poeta e grande comunicatore, amatissimo dalle folle; il conflitto col mondo islamico per il discorso di Ratisbona; il caso della Sapienza, lo scandalo pedofilia, il viaggio in africa e la polemica sul preservativo, Vatileaks, il corvo, il maggiordomo traditore, la minaccia di arresto per l'uomo che aveva voluto la massima pulizia e l'assoluta trasparenza. Poteva il teologo della statura di Tommaso e di Agostino trovarsi a suo agio in un mondo di lupi e corvi, attaccati al potere e alla terra?
Ergo gettiamo la spugna e ritiriamoci nel deserto?
In un articolo sul ministero petrino, pubblicato negli anni ottanta, Ratzinger scrive che la sedia di Pietro e` scolpita dal legno della Croce di Cristo. Dunque il papa sa che il papato rientra nei misteri dolorosi della fede e della storia. Non e' mosso dalla codardia. Avverte dolorosamente che non e' un mondo per vecchi. La nave di Pietro,mentre infuriano i venti contrari della storia, necessita di un piu' giovane timoniere. E che ne sarà degli obiettivi del suo pontificato? E' presto per un consuntivo. Sicuramente stiamo entrando in uno dei momenti assiali della storia universale. E la Chiesa e' centro della tempesta epocale. Avremo due papi. Uno silenzioso in clausura, uno in viaggio nel tempo con la parola e i gesti. Sara' piu' assordante il silenzio della parola? Vedremo.
 Intanto rimane l'altissima lezione di un uomo mite che al linguaggio del potere ha preferito il verbo della rinunzia. Servus servorum, servo dei servi e' uno dei titoli del pontefice. Chi non serve non regna. Una lezione anche per la politica e i politici. Servire. Perciò  un papa non e' mai cosi  papa come quando rinunzia al potere e alle sue seduzioni, un papa non e' mai cosi papa come quando sente la sua insufficienza, come quando si scopre sofferente, limitato. Umano. E' in questo momento che dovremmo scrivere: siamo tutti il papa.

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Commenti

  1. In un momento in cui un Papa (Benedetto XVI) con grande umiltà e grande coraggio, si dimette dal Soglio Pontificio, tanti pensieri affollano la mia mente, come in quelle, credo, di oltre un miliardo di fedeli sparsi nel mondo.
    Brevi parole ha detto al collegio cardinalizio presente ieri in Vaticano: "Non ho più la forza, mi dimetto per il bene della Chiesa". E tra le qualche lacrima:"Perdonate i miei difetti".
    Aveva capito che la sua fragilità non gli avrebbe permesso di portare sulle sue spalle il peso e la responsabilità del suo impegnativo ed importante ruolo.

    Ho pensato a tutte quelle cose che sono state scritte dai giornali e dai libri in questi mesi: I problemi dello IOR, il problema grave della pedoflia, i problemi che gli hanno creato gli uomini di Curia Vaticana e le persone che gli dovevano essere vicine, con le rivelazioni sulla sua persona e buttando fango sulla Chiesa. Chissà quanto male hanno fatto alla sua salute questi problemi, certamente, che egli voleva risolvere, e non lasciare al suo successore.

    Ma per quante supposizioni possiamo fare, rimarrà sempre questo un altro mistero sulla Chiesa Cattolica. Un commento ieri mi ha colpito più di ogni altro su FB, era un frase semplice buttatta lì, quasi per caso, di Roberto Saviano. Diceva " in questo difficile momento manca alla Chiesa una persona che potrebbe risolvere i propri problemi: il Cardinale Carlo Maria Martini”. Ne sono convinto anch'io, e ne avevo parlato poco tempo fa.

    Riportavo ciò che diceva il Cardinale Carlo Maria Martini, insigne figura di cattolico, nella ultima intervista concessa pochi mesi prima di morire, in “Conversazioni notturne a Gerusalemme” ad un suo confratello gesuita, Padre Georg Sporschill che gli chiedeva come vedeva la Chiesa:
    “La Chiesa è stanca, nell’Europa del benessere ed in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti ed i nostri abiti sono pomposi. Il benessere pesa. Noi ci troviamo li come il giovane ricco, che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventar suo discepolo.

    Lo so che non possiamo lasciare tutto con facilità. Quanto meno però potremmo cercare uomini che siano liberi e più vicini al prossimo. Come lo sono stati il Cardinale Romero ed i martiri gesuiti di El Salvador. Dove sono da noi gli eroi a cui ispirarci? Per nessuna ragione dobbiamo limitarli con i vincoli delle Istituzioni”.

    Egli diceva ancora: “Io consiglio al Papa ed ai Vescovi di cercare dodici persone fuori dalle righe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisogno del confronto con uomini che ardono in modo che lo spirito possa diffondersi ovunque. La Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa ed i Vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono ad intraprendere un cammino di conversione. Le domande sulla sessualità e su tutti i temi del corpo ne sono un esempio. Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della Chiesa in materia sessuale.”

    La Chiesa ha bisogno di tornare al francescanesimo, di guardarsi indietro, alle spalle. Una riflessione sul suo successore che mi sembra interessante sottoporvi.

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