Belmonte, i funerali dell´anziano ucciso
La chiesa madre di Belmonte Mezzagno, imponente, che domina la grande piazza, è già piena, di buon mattino, di gente che attende le esequie di Paolo Greco, l’85enne ucciso barbaramente con un colpo contundente al volto e alla testa nella sua abitazione di Via Gramsci, dove su un grande cartello è scritto Ciao nonno. Un tentativo di rapina - ma gli inquirenti non si sbilanciano ancora in maniera definitiva -, andata male. Sono circa le 10 quando da lontano risuonano le note di una marcia funebre intonate dalla banda musicale, che qui, a Belmonte Mezzagno, accompagna, da vecchia tradizione, tutti i funerali. Il feretro di Paolo Greco è portato a spalla da una decina di giovanotti, amici, nipoti, familiari, accompagnati dai confrati dell’Immacolata. “Ha sete di te l’anima mia”, intona il canto accompagnato da una chitarra. A celebrare è don Lillo D’Ugo, il parroco. «Siamo confusi, ma consapevoli che dobbiamo perdonare» attacca subito. Inizia la liturgia della Parola, si legge un passo tratto dal Libro della Sapienza “le anime dei giusti sono nelle mani di Dio”. «Siamo qui – dice don Lillo – perché crediamo in Gesù. E solo Dio può rompere la lampada della vita», commentando il Vangelo delle vergini che tengono in mano le lucerne. «Nessuno si deve permettere – tuona dal pulpito – di rompere la vita. Ci vuole dignità anche nel fare cose cattive. Ma chi ha commesso questo grave crimine ha mancato di dignità, ha perso totalmente la dignità. Lo si poteva legare, imbavagliare, ma mai uccidere. E’ un gesto tremendo di cattiveria – dice ancora il parroco –, misericordia per tutti, ma sui principi non si può giocare, si rischia di diventare bestie». La gente in silenzio ascolta; in un caldo asfissiante, annuisce, condivide. «Condanniamo questo gesto di malvagità – ammonisce ancora padre D’Ugo – conseguenza della sottomissione al denaro. Ci sia rimorso nel cuore di chi ha fatto tanto male. Bruci l’anima di questa gente, per arrivare a pentirsi e a consegnarsi alla giustizia e pagare per il reato commesso». Poi il parroco fa una appello a collaborare «l’omertà difende i delinquenti e l’omertoso è un collaboratore dell’assassino» e, rivolto ai familiari, che fanno ala alla bara posta al centro della chiesa, «non dobbiamo alimentare odio, non dobbiamo essere come loro, preghiamo che si convertano e perdoniamoli. Non è facile, lo so». Un ultimo appello a chi ha ucciso Paolo Greco «Inginocchiati davanti a Dio e consegnati alla giustizia umana». C’è solo da sperare.
MisilmeriNews
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