Lettera 43: Napoli, la crisi batte moneta
Scec, valuta alternativa con 15 mila iscritti
Più potere d'acquisto alle famiglie per rinvigorire le economie locali. Sembra un miraggio in tempo di crisi ma è quanto si prefigge, già da qualche anno, l'Arcipelago Scec, uno dei circuiti di monete complementari che negli ultimi mesi stanno raccogliendo in Italia sempre più attenzione.
NATA A NAPOLI E ESTESA A TUTTA ITALIA. Complici il caro vita, l'aumento della disoccupazione e dei fallimenti societari? Pare proprio di sì. A confermarlo a Lettera43.it è Luca Vannetiello, medico chiropratico napoletano tra gli ideatori dello Scec, valuta complementare nata nel 2007 a Napoli e poi sviluppatasi in un network esteso in tutta Italia. Il suo nome è l'acronimo di Solidarietà che cammina.
«Con l'acuirsi della crisi», ha spiegato, «un numero crescente di consumatori, commercianti e professionisti si sta interessando al nostro circuito nazionale e fa richiesta per inserirsi al suo interno».
300 RICHIESTE SOLO A DICEMBRE. Ecco i numeri: solo a dicembre in quasi 300 hanno fatto richiesta di ingresso nello Scec. Le domande arrivano soprattutto dal Sud (Campania, Basilicata e Puglia), ma anche dal Centro con il forte interesse espresso da regioni come Emilia Romagna, Lazio e Abruzzo.
COMPLICE DELL'INCREMENTO? LA RECESSIONE. A gennaio sono 230 le istanze di iscrizione pervenute finora (118 nella sola Campania). Il motivo di questa crescente attenzione? «Da un lato indubbiamente pesa una situazione di stagnazione in cui i soldi non girano», ha detto Vannetiello. «Anche i commercianti più solidi si trovano a fronteggiare una realtà lavorativa dove i pagamenti sono effettuati a 180 giorni e si moltiplicano i fallimenti di altre aziende. Dall'altro lato, la gente sta prendendo maggiore consapevolezza dei meccanismi economici e finanziari che ci circondano e prova a capire quali potrebbero essere le alternative. Per esempio: fino a poco tempo fa nessuno sapeva cosa fosse lo spread, adesso è entrato nel gergo comune».
Ma cos'è e come funziona lo Scec? Si tratta di una moneta complementare che può essere usata soltanto insieme all'euro e ha un cambio di 1:1 con la valuta ufficiale, ma non può essere convertita.
Per ottenere queste colorate pseudo-banconote è sufficiente iscriversi gratuitamente all'associazione Arcipelago Scec che provvede alla loro “emissione”, in quantitativi uguali per tutti i soci (100 Scec al momento dell'iscrizione).
SCONTI E RIDUZIONI QUANTIFICATI IN SCEC. Con questa sottoscrizione si accede a un circuito di cui fanno parte imprese commerciali, artigiane e agricole, e professionisti. Riconoscono sconti di varia entità agli iscritti all'Arcipelago sulla compravendita dei loro prodotti o per usufruire delle prestazioni professionali. La riduzione percentuale del prezzo si quantifica così in Scec che il commerciante o il professionista potrà a sua volta riutilizzare nel circuito stesso. Ad oggi in Italia ci sono 15 mila iscritti (3 mila in Campania), di cui 2 mila sono attività commerciali. In totale circolano circa 2 milioni di Scec.
FAVORIRE L'ECONOMIA TERRITORIALE. I vantaggi sono fondamentalmente due. «Usufruendo degli sconti nel circuito», ha spiegato Vannetiello, «le famiglie vedono una diminuzione della spesa e un aumento di fatto del potere di acquisto. Usano gli Scec per pagare il dentista, il salumiere, la babysitter. Ma si protegge anche e si sostiene soprattutto l'economia reale nelle nostre città, agganciando gli euro al territorio e innescando circuiti economicamente e socialmente virtuosi».
Perché, come ha precisato Vattianello, «il loro utilizzo indirizza gli acquisti verso produttori, commercianti e artigiani che reinvestono i guadagni sul proprio territorio e che scambiano le loro eccedenze e loro eccellenze con altri territori che partecipano al circuito di Arcipelago».
L'INTERESSE DEGLI IMPRENDITORI DI ZONA. E non è un caso che in concomitanza con la crisi negli ultimi tempi si siano intensificati i contatti all'associazione per progettare o quanto meno immaginare la vera e propria rinascita di alcuni centri cittadini.
«Ci ha chiamati un imprenditore edile di Termoli», ha raccontato il medico di Napoli. «Vorrebbe che lo aiutassimo a far rivivere il tessuto economico e sociale esistente attorno al cinema Lumière di prossima ristrutturazione. E ancora a dicembre, 30 commercianti di San Giorgio a Cremano, nel Vesuviano, si sono iscritti perché vogliono una mano per non far morire l'economia locale nel loro paese».
Inoltre lo stesso trasferimento elettronico si può da poco effettuare anche con dispositivi mobili, come smartphone e tablet, grazie alla lettura di un codice QR.
DALL'ARGENTINA ALL'ABRUZZO: I CASI. L'esperienza dello Scec non è isolata. Nell'Argentina affossata dal default, circa tre milioni di persone, in assenza di liquidità, hanno usato in massa svariate monete complementari esistenti per superare il momento di crisi. Il primo esperimento italiano risale invece al luglio del 2000 quando il giurista Domenico Auriti emise il Simec nel comune di Guardiagrele, in Abruzzo.
Tre anni dopo in Calabria il presidente del parco dell'Aspromonte Tonino Perna fece stampare alla Zecca dello Stato l'Ecoaspromonte, che però ha avuto vita breve.
SARDEX, LA MONETA A CHILOMETRO ZERO. In Sardegna, già da qualche anno, un gruppo di giovanissimi, tutti under 30, ha messo su il Sardex. I ragazzi si sono ispirati alla vicenda del Wir, una moneta creata in Svizzera da sedici imprenditori per superare la crisi del '29 e che oggi rappresenta una rete di 80 mila aziende locali. Infine in Francia, a Nantes, il sindaco socialista Jean Marc Ayrault ha affidato di recente a due professori italiani, Massimo Amato e Luca Fantacci, entrambi bocconiani, il compito creare una nuova moneta complementare che si potrebbe chiamare «bonùs».
Il progetto? È simile a quello portato avanti dall'Arcipelago italiano: realizzare un sistema di credito cooperativo tra aziende, allo scopo di rafforzare l’economia locale e avviare un circuito virtuoso che consenta di avere più risorse a disposizione per acquistare prodotti delle imprese che fanno parte del sistema.
Martedì, 31 Gennaio 2012
http://www.lettera43.it/economia/personal/37934/napoli-la-crisi-batte-moneta.htm
Più potere d'acquisto alle famiglie per rinvigorire le economie locali. Sembra un miraggio in tempo di crisi ma è quanto si prefigge, già da qualche anno, l'Arcipelago Scec, uno dei circuiti di monete complementari che negli ultimi mesi stanno raccogliendo in Italia sempre più attenzione.
NATA A NAPOLI E ESTESA A TUTTA ITALIA. Complici il caro vita, l'aumento della disoccupazione e dei fallimenti societari? Pare proprio di sì. A confermarlo a Lettera43.it è Luca Vannetiello, medico chiropratico napoletano tra gli ideatori dello Scec, valuta complementare nata nel 2007 a Napoli e poi sviluppatasi in un network esteso in tutta Italia. Il suo nome è l'acronimo di Solidarietà che cammina.
«Con l'acuirsi della crisi», ha spiegato, «un numero crescente di consumatori, commercianti e professionisti si sta interessando al nostro circuito nazionale e fa richiesta per inserirsi al suo interno».
300 RICHIESTE SOLO A DICEMBRE. Ecco i numeri: solo a dicembre in quasi 300 hanno fatto richiesta di ingresso nello Scec. Le domande arrivano soprattutto dal Sud (Campania, Basilicata e Puglia), ma anche dal Centro con il forte interesse espresso da regioni come Emilia Romagna, Lazio e Abruzzo.
COMPLICE DELL'INCREMENTO? LA RECESSIONE. A gennaio sono 230 le istanze di iscrizione pervenute finora (118 nella sola Campania). Il motivo di questa crescente attenzione? «Da un lato indubbiamente pesa una situazione di stagnazione in cui i soldi non girano», ha detto Vannetiello. «Anche i commercianti più solidi si trovano a fronteggiare una realtà lavorativa dove i pagamenti sono effettuati a 180 giorni e si moltiplicano i fallimenti di altre aziende. Dall'altro lato, la gente sta prendendo maggiore consapevolezza dei meccanismi economici e finanziari che ci circondano e prova a capire quali potrebbero essere le alternative. Per esempio: fino a poco tempo fa nessuno sapeva cosa fosse lo spread, adesso è entrato nel gergo comune».
Può essere utilizzata soltanto insieme all'euro
Ma cos'è e come funziona lo Scec? Si tratta di una moneta complementare che può essere usata soltanto insieme all'euro e ha un cambio di 1:1 con la valuta ufficiale, ma non può essere convertita.
Per ottenere queste colorate pseudo-banconote è sufficiente iscriversi gratuitamente all'associazione Arcipelago Scec che provvede alla loro “emissione”, in quantitativi uguali per tutti i soci (100 Scec al momento dell'iscrizione).
SCONTI E RIDUZIONI QUANTIFICATI IN SCEC. Con questa sottoscrizione si accede a un circuito di cui fanno parte imprese commerciali, artigiane e agricole, e professionisti. Riconoscono sconti di varia entità agli iscritti all'Arcipelago sulla compravendita dei loro prodotti o per usufruire delle prestazioni professionali. La riduzione percentuale del prezzo si quantifica così in Scec che il commerciante o il professionista potrà a sua volta riutilizzare nel circuito stesso. Ad oggi in Italia ci sono 15 mila iscritti (3 mila in Campania), di cui 2 mila sono attività commerciali. In totale circolano circa 2 milioni di Scec.
FAVORIRE L'ECONOMIA TERRITORIALE. I vantaggi sono fondamentalmente due. «Usufruendo degli sconti nel circuito», ha spiegato Vannetiello, «le famiglie vedono una diminuzione della spesa e un aumento di fatto del potere di acquisto. Usano gli Scec per pagare il dentista, il salumiere, la babysitter. Ma si protegge anche e si sostiene soprattutto l'economia reale nelle nostre città, agganciando gli euro al territorio e innescando circuiti economicamente e socialmente virtuosi».
Perché, come ha precisato Vattianello, «il loro utilizzo indirizza gli acquisti verso produttori, commercianti e artigiani che reinvestono i guadagni sul proprio territorio e che scambiano le loro eccedenze e loro eccellenze con altri territori che partecipano al circuito di Arcipelago».
L'INTERESSE DEGLI IMPRENDITORI DI ZONA. E non è un caso che in concomitanza con la crisi negli ultimi tempi si siano intensificati i contatti all'associazione per progettare o quanto meno immaginare la vera e propria rinascita di alcuni centri cittadini.
«Ci ha chiamati un imprenditore edile di Termoli», ha raccontato il medico di Napoli. «Vorrebbe che lo aiutassimo a far rivivere il tessuto economico e sociale esistente attorno al cinema Lumière di prossima ristrutturazione. E ancora a dicembre, 30 commercianti di San Giorgio a Cremano, nel Vesuviano, si sono iscritti perché vogliono una mano per non far morire l'economia locale nel loro paese».
Un conto online per il trasferimento elettronico
Per facilitare inoltre le transazioni in Scec, è ora possibile anche il trasferimento elettronico. Attraverso infatti un apposito “conto” online di cui sono dotati tutti gli iscritti all'associazione si può non solo “pagare” la parte in Scec di una compravendita attraverso una transazione su internet, ma anche controllare il proprio saldo in moneta complementare.Inoltre lo stesso trasferimento elettronico si può da poco effettuare anche con dispositivi mobili, come smartphone e tablet, grazie alla lettura di un codice QR.
DALL'ARGENTINA ALL'ABRUZZO: I CASI. L'esperienza dello Scec non è isolata. Nell'Argentina affossata dal default, circa tre milioni di persone, in assenza di liquidità, hanno usato in massa svariate monete complementari esistenti per superare il momento di crisi. Il primo esperimento italiano risale invece al luglio del 2000 quando il giurista Domenico Auriti emise il Simec nel comune di Guardiagrele, in Abruzzo.
Tre anni dopo in Calabria il presidente del parco dell'Aspromonte Tonino Perna fece stampare alla Zecca dello Stato l'Ecoaspromonte, che però ha avuto vita breve.
SARDEX, LA MONETA A CHILOMETRO ZERO. In Sardegna, già da qualche anno, un gruppo di giovanissimi, tutti under 30, ha messo su il Sardex. I ragazzi si sono ispirati alla vicenda del Wir, una moneta creata in Svizzera da sedici imprenditori per superare la crisi del '29 e che oggi rappresenta una rete di 80 mila aziende locali. Infine in Francia, a Nantes, il sindaco socialista Jean Marc Ayrault ha affidato di recente a due professori italiani, Massimo Amato e Luca Fantacci, entrambi bocconiani, il compito creare una nuova moneta complementare che si potrebbe chiamare «bonùs».
Il progetto? È simile a quello portato avanti dall'Arcipelago italiano: realizzare un sistema di credito cooperativo tra aziende, allo scopo di rafforzare l’economia locale e avviare un circuito virtuoso che consenta di avere più risorse a disposizione per acquistare prodotti delle imprese che fanno parte del sistema.
Martedì, 31 Gennaio 2012
http://www.lettera43.it/economia/personal/37934/napoli-la-crisi-batte-moneta.htm
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