Biografia di un Mizzagnotu classe 1930 : Pasquale Ales
Pasquale Ales nasce a Belmonte Mezzagno (Pa) nel 1930. Nel 1937 il padre, Silvestro, volle tentare l'avventura coloniale emigrando dal piccolo paese del'entroterra palermitano in Africa Occidentale, coinvolgendo nell'impresa moglie e figli. E' a Sirte, infatti, che Pasquale, terzo di cinque fratelli, vive gli anni più importanti e spensierati della propria fanciullezza. Lì, la sua amatissima madre gestisce una tabaccheria, mentre il padre (già barbiere ed all'occorrenza dentista, fotoreporter, poeta e cantore dialettale, nonché suonatore di chitarra e mandolino), assume la rappresentanza di una compagnia petrolifera.
Le vicende drammatiche della 2.a guerra mondiale, però ricondurranno l'industriosa famigliola al paese natale, dove Pasquale compirà gli studi classici , diplomandosi nel capoluogo palermitano.
Dopo svariate attività lavorative da lui intraprese negli anni giovanili, finalmente si impiega , rivestendo incarichi e funzioni di sempre maggiore rilievo alle dipendenze della Prefettura, prima a Brescia, dove incontrerà e sposerà sua moglie, dalla quale avrà due figli, e successivamente a Trapani dove rimarrà fino al compimento del'età pensionabile. Nel corso della sua lunga carriera di onesto servitore dello Stato, viene insignito di due onorificenze: Cavaliere Ufficiale e Commendatore “al merito della Repubblica”.
Dotto e moderato, esperto nelle arti della mediazione e ella diplomazia, si dedicò con passione sincera al sindacato ed alla politica, legato da sempre ai più elevati ideali valori democratici.
In questo ambito riveste, a livello locale, anche ruoli di spicco e di rappresentanza politica.
Elegge Erice, sua seconda patria, e la amerà tanto da assumere e sostenere, con sincera abnegazione, molteplici iniziative finalizzate ad incrementare la vita culturale e sociale, anche attraverso la collaborazione di Associazioni locali dedite alla promozione della cultura e delle tradizioni popolari.
Diviene instancabile organizzatore e animatore di incontri e conferenze evidenziando perizia e passione intensa per le lettere, l'arte, la poesia e sopratutto la lingua siciliana.
Figlio d'arte - Silvestro Ales suo padre aveva fondato la prima “Filodrammatica” a Belmonte Mezzagno - paese, del quale rimarrà sempre innamorato, e conserverà l’amicizia di quanti lo conobbero e l’apprezzarono - partecipa, in quanto appassionato cultore dei dialetti d'Italia, a spettacoli, dove interpreta alcune tra le composizioni liriche tratte dagli autori più rappresentativi e prestigiosi della letteratura dialettale regionale e siciliana in particolare.
Il suo profondo amore per il vernacolo fa si che negli ultimi anni della sua esistenza, prima che le sofferenze fisiche lo aggrediscano ineluttabilmente, egli venga invitato a tenere corsi di Dialetto presso l'Università del Mediterraneo per le tre età, con sede ad Erice. Continuerà, con puro e scanzonato divertimento, ad allietare gli incontri con i suoi “giovani” allievi universitari fino all’incalzare della malattia, che lo costringerà a trascorrere l’ultimo anno di vita chiuso nella sua casa tra gli affetti familiari, celando, con pudore e fierezza, tutta la sua sofferenza.
Si spegne, seguito dal generale rimpianto, il 10. 02. 2012, data in cui verrà accompagnato all’ultima dimora, nel suo paese natio, con l’estremo saluto di familiari ed amici, consapevoli del vuoto incolmabile che la sua scomparsa ha creato. Fu un uomo pervaso da pacato ottimismo, uno di quelli che cercano di dare la giusta dimensione ad ogni cosa, di guardare sereno agli eventi. I parenti, gli amici e quanti ebbero la fortuna di incontralo, ne ricordano la carica inesauribile del suo bon umore, la singolare bonomia, la sottile vena ironica con cui condiva ogni atto, ogni gesto, ogni discorso.
Fu un fervente ambasciatore di cultura, riuscendo a scuotere la città dove visse (Tapani) dal grigiore che talune volte l’opprimono. Basta citare quello che fu il suo fiore al’occhiello: il rilancio e la promozione, a livelli sempre più elevati del premio letterario nazionale “Erice Anteka”, alla cui regia si dedicò per anni con grande energia, raccogliendo, per questa originale manifestazione, fior di talenti, provenienti da ogni parte d’Italia.
Con tale manifestazione (chiusa, sotto la sua guida, alla XIV edizione) e mediante la tessitura di rapporti con personaggi di alto calibro, che hanno onorato la cultura locale, nazionale ed internazionale egli intendeva innescare quel circolo virtuoso, atto a generare, nella ridente vetta ericina, una linfa potatrice di nuovi fermenti culturali ed arricchimento spirituale.
Egli coinvolse, con entusiasmo, smisurato altruismo e generosità, in questa impresa , quella fitta schiera dei suoi più stimati amici poeti, autori e critici, avendone appieno compreso la grandezza.
Pasquale Ales ebbe l’onorevole intento di intercettare, diffondere ed amplificarle loro voci e la loro fama, insieme alla grande messe di storie, narrazioni e messaggi tra i più autorevoli tra quelli prodotti dalla società locale e nazionale.
Tra essi, spiccano illustri e compianti nomi quali: Dino D’Erice, Nino Blunda, Salvatore Giurlanda , Franco Di Marco, insieme al critico d’arte Dino Ales – suo adorato fratello- tutti personaggi ispirati ai valori più elevati dello spirito, i valori del civile vivere, della solidarietà e della pace, dell’amore per le proprie tradizioni e radici culturali, nel rispetto della legalità e della persona umana. Spinto da profondo amore e ammirazione per la bellezza e la cultura del territorio trapanese e ericino in particolare, il Nostro serbava in se l’auspicio che, con l’istituzionalizzazione in Erice di un premio letterario prestigioso, si potesse contribuire a promuovere ed esaltare, e ancor di più ed oltre i confini territoriali, l’immagine della cittadina e dei personaggi che le hanno dato lustro ed onore.
Convinto assertore del ruolo insostituibile degli anziani come veicolo privilegiato di valori e tradizioni del passato, nei confronti delle nuove generazioni, .non perse l’occasione per rivolgersi al mondo della scuola, unendosi ad un trio di cantastorie e contastorie, si divertiva ad esibirsi nella recitazione di poesie dialettali di fronte a un giovanissimo uditorio, nell’ambito di significativi spettacoli ispirati alle tradizioni popolari tipiche dell’hinteland locale.
Gli piaceva citare questa frase tratta da uno degli editorisli di Renzino Barbera sul Giornale di Sicilia , titolato IL PARERE DI DON TOTO’(da quando i nonni nun cuntano chiù favoli, ci sono picciriddi diavoli, nipoti della televisione! )
di Filippo Ales
Le vicende drammatiche della 2.a guerra mondiale, però ricondurranno l'industriosa famigliola al paese natale, dove Pasquale compirà gli studi classici , diplomandosi nel capoluogo palermitano.
Dopo svariate attività lavorative da lui intraprese negli anni giovanili, finalmente si impiega , rivestendo incarichi e funzioni di sempre maggiore rilievo alle dipendenze della Prefettura, prima a Brescia, dove incontrerà e sposerà sua moglie, dalla quale avrà due figli, e successivamente a Trapani dove rimarrà fino al compimento del'età pensionabile. Nel corso della sua lunga carriera di onesto servitore dello Stato, viene insignito di due onorificenze: Cavaliere Ufficiale e Commendatore “al merito della Repubblica”.
Dotto e moderato, esperto nelle arti della mediazione e ella diplomazia, si dedicò con passione sincera al sindacato ed alla politica, legato da sempre ai più elevati ideali valori democratici.
In questo ambito riveste, a livello locale, anche ruoli di spicco e di rappresentanza politica.
Elegge Erice, sua seconda patria, e la amerà tanto da assumere e sostenere, con sincera abnegazione, molteplici iniziative finalizzate ad incrementare la vita culturale e sociale, anche attraverso la collaborazione di Associazioni locali dedite alla promozione della cultura e delle tradizioni popolari.
Diviene instancabile organizzatore e animatore di incontri e conferenze evidenziando perizia e passione intensa per le lettere, l'arte, la poesia e sopratutto la lingua siciliana.
Figlio d'arte - Silvestro Ales suo padre aveva fondato la prima “Filodrammatica” a Belmonte Mezzagno - paese, del quale rimarrà sempre innamorato, e conserverà l’amicizia di quanti lo conobbero e l’apprezzarono - partecipa, in quanto appassionato cultore dei dialetti d'Italia, a spettacoli, dove interpreta alcune tra le composizioni liriche tratte dagli autori più rappresentativi e prestigiosi della letteratura dialettale regionale e siciliana in particolare.
Il suo profondo amore per il vernacolo fa si che negli ultimi anni della sua esistenza, prima che le sofferenze fisiche lo aggrediscano ineluttabilmente, egli venga invitato a tenere corsi di Dialetto presso l'Università del Mediterraneo per le tre età, con sede ad Erice. Continuerà, con puro e scanzonato divertimento, ad allietare gli incontri con i suoi “giovani” allievi universitari fino all’incalzare della malattia, che lo costringerà a trascorrere l’ultimo anno di vita chiuso nella sua casa tra gli affetti familiari, celando, con pudore e fierezza, tutta la sua sofferenza.
Si spegne, seguito dal generale rimpianto, il 10. 02. 2012, data in cui verrà accompagnato all’ultima dimora, nel suo paese natio, con l’estremo saluto di familiari ed amici, consapevoli del vuoto incolmabile che la sua scomparsa ha creato. Fu un uomo pervaso da pacato ottimismo, uno di quelli che cercano di dare la giusta dimensione ad ogni cosa, di guardare sereno agli eventi. I parenti, gli amici e quanti ebbero la fortuna di incontralo, ne ricordano la carica inesauribile del suo bon umore, la singolare bonomia, la sottile vena ironica con cui condiva ogni atto, ogni gesto, ogni discorso.
Fu un fervente ambasciatore di cultura, riuscendo a scuotere la città dove visse (Tapani) dal grigiore che talune volte l’opprimono. Basta citare quello che fu il suo fiore al’occhiello: il rilancio e la promozione, a livelli sempre più elevati del premio letterario nazionale “Erice Anteka”, alla cui regia si dedicò per anni con grande energia, raccogliendo, per questa originale manifestazione, fior di talenti, provenienti da ogni parte d’Italia.
Con tale manifestazione (chiusa, sotto la sua guida, alla XIV edizione) e mediante la tessitura di rapporti con personaggi di alto calibro, che hanno onorato la cultura locale, nazionale ed internazionale egli intendeva innescare quel circolo virtuoso, atto a generare, nella ridente vetta ericina, una linfa potatrice di nuovi fermenti culturali ed arricchimento spirituale.
Egli coinvolse, con entusiasmo, smisurato altruismo e generosità, in questa impresa , quella fitta schiera dei suoi più stimati amici poeti, autori e critici, avendone appieno compreso la grandezza.
Pasquale Ales ebbe l’onorevole intento di intercettare, diffondere ed amplificarle loro voci e la loro fama, insieme alla grande messe di storie, narrazioni e messaggi tra i più autorevoli tra quelli prodotti dalla società locale e nazionale.
Tra essi, spiccano illustri e compianti nomi quali: Dino D’Erice, Nino Blunda, Salvatore Giurlanda , Franco Di Marco, insieme al critico d’arte Dino Ales – suo adorato fratello- tutti personaggi ispirati ai valori più elevati dello spirito, i valori del civile vivere, della solidarietà e della pace, dell’amore per le proprie tradizioni e radici culturali, nel rispetto della legalità e della persona umana. Spinto da profondo amore e ammirazione per la bellezza e la cultura del territorio trapanese e ericino in particolare, il Nostro serbava in se l’auspicio che, con l’istituzionalizzazione in Erice di un premio letterario prestigioso, si potesse contribuire a promuovere ed esaltare, e ancor di più ed oltre i confini territoriali, l’immagine della cittadina e dei personaggi che le hanno dato lustro ed onore.
Convinto assertore del ruolo insostituibile degli anziani come veicolo privilegiato di valori e tradizioni del passato, nei confronti delle nuove generazioni, .non perse l’occasione per rivolgersi al mondo della scuola, unendosi ad un trio di cantastorie e contastorie, si divertiva ad esibirsi nella recitazione di poesie dialettali di fronte a un giovanissimo uditorio, nell’ambito di significativi spettacoli ispirati alle tradizioni popolari tipiche dell’hinteland locale.
Gli piaceva citare questa frase tratta da uno degli editorisli di Renzino Barbera sul Giornale di Sicilia , titolato IL PARERE DI DON TOTO’(da quando i nonni nun cuntano chiù favoli, ci sono picciriddi diavoli, nipoti della televisione! )
di Filippo Ales
Mi sembra doveroso puntualizzare che Il testo sul Sig. Ales non è stato scritto da suo fratello ma dalla figlia Mariagrazia.
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