Lo Stagnone:Il progetto di recupero di un’opera idraulica ipogea

Abbiamo reperito in rete questo documento molto interessante riguardante la storia dello stagnone e il suo progetto di recupero.

"La costruzione risale ad età posteriore a quella della Chiesa Madre, la data della quale si fa risalire tra gli anni 1752-1756. Venne costruito per la raccolta e la conservazione dell’acqua “…da distribuire agli abitanti del paese per tutti gli usi, poiché da tempo soffrivano una grave carenza idrica…”. Lo “stagnone d’acqua” è con molta probabilità opera architettonica di Fra Felice da Palermo, al secolo il frate cappuccino Giovanni Battista La Licata, nato a Palermo nel 1751 e ivi morto il 10 agosto 1824, nell’infermeria del convento dei Cappuccini sempre a Palermo. Tra i tanti motivi che hanno indotto il principe di Belmonte a costruire una grande cisterna sotterranea per la raccolta dell’acqua anziché all’esterno, ce ne fornisce una dotta spiegazione scientifica, l’architetto trapanese Giovanni Biagio Amico che operò in Sicilia nella prima metà del Settecento: il principale motivo della prima elevazione, era quello di riuscire a “… mantenere l’Acquedotti senza poter patire fratture, deve essere quel terreno libero di qualsivoglia radice d’albero, o altre erbe di campagna, ed essendoci, si devono tagliare, e mantenersi lontani almeno piedi cinque dall’Acquedotto d’una parte, e l’altra. Siano…”.1. Lo Stagnone è costruito interamente sulla roccia viva con una capacità di 1715 metri cubi di acqua. Tutta la struttura è in pietra di roccia e calce semplice, con rivestimento esterno di calcestruzzo battuto della stessa materia sono ricoperti i muri di cinta e il pavimento. Questo fa sì che la durezza delle pareti e quella del pavimento hanno mantenuto integro l’aspetto originario dell’architettura. La copertura è costruita a volte dammusate per far si che l’acqua piovana si accumulasse nello stesso punto. “… L’acqua allo “stagnone”, giungeva dalla soprastante sorgente, detta localmente a giarritedda che nasce nella Chiusa d’Elia, a pochi metri del Beveratoio Vecchio alle falde del Pizzo di Belmonte. Quest’ultimo è un massiccio roccioso che sovrasta il centro di Belmonte Mezzagno. La polla d’acqua non è distante in linea d’aria dalla “sella” dell’antica “Scala di Belmonte”, nota nella letteratura storica anche col toponimo di “Scala di Palermo” o di “Scala dei Muli…”. Attraverso una canalizzazione catusata, lunga circa 200 metri, l’acqua incanalata raggiungeva lo “stagnone d’acqua” grazie alla forte pendenza collinare.2. L’acqua era incanalata all’interno di un antico ingrottato
ancora l’Acquedotti convenevolmente sotterra, per conservarsi meglio, e difendersi dalle Stagioni
Da alcuni documenti archivistici della fine del Settecento, reperiti all’archivio di Stato di Palermo alla Gancia, la presenza di Fra Felice da Palermo nella baronia di Belmonte Mezzagno, è attestata a partire dal 1795. Studiando il numeroso carteggio
che il principe di Belmonte ebbe con vari personaggi della Baronia del Mezzagno, si evidenzia che le mansioni affidate al frate cappuccino, non si erano limitate ai soli lavori tecnici, ma andavano ben oltre, e ciò è deducibile dai contenuti che lo
raffigurano quale uomo di fiducia dei nobili. Le notizie degli ultimi anni della fine del secolo XVIII, infatti descrivono frate Felice ovviamente come architetto ed ingegnere idraulico, titoli acquisiti grazie agli studi, alle realizzazioni, alle modifiche o alle riparazioni di taluni sistemi di raccolta d’acqua
Quindi all’acqua piovana accumulatasi attraverso la copertura si aggiungeva quella della piccola sorgiva distante dal paese circa 1 km. La costruzione pare che abbia avuto un notevole costo come si deduce dai documenti storici, e tale costruzione ha un indubbio valore tecnico-artistico
alla quota di m. 560, che raggiungeva l’ingresso del grande recipiente, alla curva di livello di m. 410; un dislivello quindi di m. 150, notevole per un così breve tratto”3.

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