Lombardo: imputazione coatta per associazione mafiosa ma per Genchi è "una vittima"

Il gip di Catania Luigi Barone ha disposto l’imputazione coatta per concorso esterno all’associazione mafiosa e voto di scambio aggravato del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e di suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa.
Il gip Barone non ha accolto, dunque, la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura.
La loro posizione è stata stralciata dall’ inchiesta Iblis su presunti rapporti tra mafia, affari e politica. Per il legale di Lombardo, ”non e’ sentenza definitiva”.
Adesso, dopo la decisione del gip Barone che ha acquisito agli atti anche le dichiarazioni rese da alcuni pentiti nel processo per voto di scambio, la Procura sarà costretta a formulare l’imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa.
Anche i tempi saranno brevi. Il gip ha dato ai pm dieci giorni per formulare il capo di accusa. Così come successo mesi fa alla Procura di Palermo nel caso del processo all’ex ministro dell’Agricoltura Saverio Romano che dopo tre richieste di archiviazione si è ritrovato imputato di mafia e proprio ieri ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato.

Inchiesta Iblis

L’inchiesta Iblis dei carabinieri del Ros ruota attorno a presunti rapporti tra esponenti di Cosa Nostra, politici, amministratori e imprenditori, culminata con un blitz nella notte del 2 e del 3 novembre del 2010. Il governatore Raffaele Lombardo sulla vicenda è intervenuto il 13 aprile 2010 in un’ infuocata seduta dell’Assemblea regionale siciliana sostenendo di essere vittima di “uno stillicidio di insulti ispirato da un tavolo trasversale ai partiti per far cadere il Governo e la legislatura con mezzi politici, o mediatico e giudiziari o anche fisicamente”. Secondo Lombardo, la “campagna contro” sarebbe partita per la “riforma della Sanità e per avere bloccato appalti per i rifiuti in cui aveva interesse la mafia”. Nell’inchiesta confluiscono anche intercettazioni come quella a presunto boss di Ramacca, Carmelo Di Dio, che bolla il governatore come ” un cornuto che non ce n’é…”. E’ lo stesso Di Dio a raccontare a un suo amico che Angelo (nella foto) e Raffaele Lombardo sarebbero andati a trovarlo alla vigilia di una competizione elettorale nonostante lui fosse un sorvegliato speciale. Il governatore dopo l’elezione sarebbe diventato inviso agli uomini del clan, perché, dicono, “‘e’ inavvicinabile”, tanto che sperano che venga “sfiduciato e mandato a casa” dalla maggioranza all’Ars.
Sono diverse le lamentele di esponenti della cosca. Come quella del capomafia Enzo Aiello che a Giovanni Barbagallo, il geologo ritenuto il collegamento tra mafia e politica, dice: “Un messaggio a Raffaele Lombardo gli si deve fare arrivare…”. “Non solo – aggiunge – non scordatevelo, gli ho dato i soldi nostri! Del Pigno… glieli ho dati per la campagna elettorale…’”. Lo stesso Aiello contesta la decisione di Raffaele Lombardo di mettere dei magistrati nel suo governo: “Questo è un cornuto che non ce n’é!”. Ma i legali del presidente rimarcano come “le capillari investigazioni svolte in questi anni non hanno registrato alcun contatto telefonico, personale o di altro genere con soggetti appartenenti a Cosa Nostra né alcun iniziativa del nostro assistito volta ad agevolare o, in qualche modo, favorire interessi illeciti”.
Di recente Lombardo ha affidato a Gioacchino Genchi un incarico difensivo di parte. L’ex vice questore ritiene il governatore “una vittima”. Come nelle accuse mosse da Di Dio: quel giorno, infatti, secondo gli accertamenti di Genchi il leader del Mpa era in un’altra parte della Sicilia e su Barbagallo sottolinea che era incensurato fino al 2010, un ‘dato che vale non solo per i carabinieri del Ros ma anche per Lombardo”.
(Fonte ANSA e Adnkronos)

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