I disabili: gli ultimi? Di Salvatore Migliore
I soggetti con fragilità, quindi, gli anziani, i disabili ecc. in una graduatoria virtuale per capacità e per posizione sociale, sono comunemente definiti gli ultimi. Ma c’è da chiedersi se con tale definizione si intende segnare un destino immutabile, una sorte che accompagnerà gli ultimi per tutta la loro vita. Se questo dovesse essere il senso da dare a quella definizione ci sarebbe di che essere angosciati. Qui voglio fare un ragionamento per scongiurare una tale interpretazione.
Intanto, sono frequenti da parte di singoli cittadini, ma anche da parte di rappresentanti di associazioni e di istituzioni propositi di lavorare, di attivare iniziative, di fare, insomma, l’impossibile per aiutare gli ultimi a scalare la graduatoria virtuale di cui si accennava prima.
Il 6, 7 e 8 giugno 2012 si è tenuto a Piazza Politeama di Palermo il Forum Mediterraneo in Sanità 2012 e il 9 c’è stato il Forum dei cittadini – Rassegna del Volontariato: Dalla cittadinanza alla partecipazione – Dalla Partecipazione alla condivisione del Volontariato.
Come è facile intuire il primo Forum è stato dedicato alla varie iniziative assunte e da assumere in Sicilia per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie, mentre la Rassegna del volontariato è stata organizzata per presentare le Onlus che lavorano, prevalentemente, a favore degli “ultimi”. Tante le sigle che quel giorno hanno proposto i loro programmi e diversi anche i dibattiti sul tema dell’assistenza socio-sanitaria.
Nell’occasione, ancora una volta, è stato rilevato il contrasto stridente tra una produzione normativa nazionale e regionale di qualità e i risultati scadenti che la stessa ha prodotto, per la scarsa attenzione delle istituzioni e, quindi, per una intempestiva e incompleta attuazione della stessa normativa. Circostanza questa rilevata molto spesso dal sottoscritto. A questo proposito, è stato lanciato da una associazione uno slogan che mi auguro possa avere un seguito: “dal progetto al processo”, per intendere che dagli obiettivi proposti dalle varie leggi occorre passare alla loro attuazione.
Incoraggiante la ricca platea di Associazioni presenti a quella manifestazione che hanno dato l’idea di un esercito schierato pronto a combattere per consentire un miglioramento qualitativo della vita delle persone fragili, delle persone disabili, nel nostro caso, e far risalire loro la posizione di ultimi, non per lasciarla ad altri, ma per annullarla.
Vi sono, quindi, condizioni che fanno ben sperare per un futuro migliore delle persone con fragilità.
A sollecitare efficaci motivazioni di impegno a quanti hanno a cuore il problema degli “Ultimi”, cittadini, rappresentanti di Associazioni e di Istituzioni, e acquisire la consapevolezza che la sorte di costoro non è stata segnata in maniera definitiva, concorrono altre fonti che qui mi piace ricordare.
L’evangelista Matteo nella parabola del reclutamento dei lavoratori in ore diverse della giornata, ma tutti retribuiti poi in eguale misura, ci ricorda che “gli ultimi saranno i primi”. Per chi ha fede, ma non soltanto per loro, deve sapere che le battaglie che si combattono accanto alle persone fragili per un rispetto totale dei loro diritti non sono battaglie perse, ma sono accompagnate dalla certezza di conseguire l’obiettivo.
Un’altra sferzata al pessimismo di quanti non credono che le persone con disabilità possono conseguire il pieno rispetto dei loro diritti, viene da un grande scrittore- giornalista, diventato famoso in tutto il mondo per il romanzo “La città della gioia”: Dominique Lapierre che ha scritto recentemente “Gli ultimi saranno i primi. La mia vita accanto ai dimenticati della terra”
Ho avuto la opportunità di leggere l’intervista rilasciata dall’autore in occasione della presentazione del libro a Milano e di seguire su you tube il discorso tenuto per l’occasione. Questi due appuntamenti li consiglio. L’uomo, ormai ultraottantenne, con un fisico da atleta, è rassicurante, pieno di entusiasmo e sicuro della forza dei valori di cui sente di essere portatore: la Fede in Dio, soprattutto. Un uomo che da fiducia ed entusiasmo a guardarlo e a sentirlo.
Della intervista mi piace riportare il passaggio più compatibile con la presente riflessione.
Alla domanda: “Quale è stato l’incontro che le ha cambiato la vita”, lo scrittore così risponde:
“Madre Teresa un giorno mi ha detto che non bastava solamente scrivere libri, grandi bestsellers, sulla storia del mondo, ma occorreva che mettessi in pratica tutta l’esperienza che avevo accumulato per metterla a frutto, impegnandomi nel grande lavoro di combattere le sofferenze del mondo. Era giunto il momento, secondo madre Teresa, che mi prodigassi in questa battaglia. All’età di cinquantaquattro anni, l’invito e l’incitamento di quella piccola donna ha fatto sì che io passassi i successivi 30 anni a spendermi in questa crociata per i diritti dei più poveri, cercando di lottare contro le ingiustizie che nei loro confronti si erano perpetrare e si continuano a perpetrare.
Grazie ai diritti d’autore dei miei libri, ai doni degli amici e delle numerose persone che si interessano alle mie azioni, ho potuto guarire due milioni di malati di tubercolosi, salvare trenta mila bambini colpiti dalla lebbra a Calcutta, costruire 650 pozzi di acqua potabile e trovare 400 mila euro per finanziare micro crediti in aiuto della popolazione, insieme ad una piccola flotta di “battelli ospedale” che operano nel delta del Gange.
Ho sempre detto che, nonostante tutto, il lavoro fatto poteva solo rappresentare una goccia nell’oceano e madre Teresa mi ha sempre corretto dicendomi “Dominique, senza questa goccia l’oceano non può essere l’oceano”.
Un grande esempio di testimonianza a favore degli ultimi.
In conclusione possiamo dire che i disabili non sono destinati ad esser gli ultimi, a condizione, però, che ognuno di noi, come spesso si è detto nelle precedenti riflessioni, faccia la propria parte. Tutti, in definitiva, dobbiamo essere con le carte in regola anche nel difendere i diritti delle persone fragili. Anche nella nostra Belmonte i rappresentati delle istituzioni, ma anche i semplici cittadini, si devono fare carico dei problemi delle persone con disabilità Se ciò si farà non sarà virtuoso soltanto il comune, tanto per restare nella scia dei ragionamenti fatti in precedenza, ma ciascuno di noi potrà avere l’orgoglio di sentire proprio questo importante aggettivo. Altri, come abbiamo appena visto, hanno combattuto e continuano a combattere battaglie giganti a favore degli ultimi, non è, quindi, impossibile combattere, sia pure più modestamente, battaglie a favore degli “Ultimi” che sono vicino a noi.
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