20 Anni dopo Falcone .... apriamo un cassetto
Arrivò la notizia, quasi non ci si credeva, sembrava un film. Ero a casa di amici quel 23 Maggio.E' vivo ancora in me ed in molti miei coetanei che hanno vissuto quei giorni in cui tutto crollava ed una città bellissima come Palermo si colorava di nero. Quella spinta verso il cambiamento di questa nostra società intrisa di sorprese, cultura mafiosa e clientelismo erano le cose che NON ACCETTAVAMO e tutt'ora non accettiamo.
1992 la strage del Giudice Falcone attivò in me ed una tanti miei amici la volontà di "cambiare" la cultura mafiosa della nostra città, Palermo, partendo da piccole cose.
Tentammo così di fare qualcosa nel nostro contesto di tutti i giorni.
Tentammo così di fare qualcosa nel nostro contesto di tutti i giorni.
Ero studente all'Istituto Tecnico Industriale A. Volta di Palermo. Facevo musica attraverso una band e scrivevamo canzoni.
Ho avuto la fortuna di aver coinvolto alcuni professionisti del mondo della musica pop come il musicista sassofonista Michele Sidoti di Belmonte Mezzagno nella realizzazione di un brano nato da una poesia dal titolo "e rimani così".
Tante le partecipazioni con questo brano. Ricordo la manifestazione "Musica Contro La Mafia" organizzato a teatro Golden di Palermo.
Nel frattempo mi candidai e fui eletto rappresentante d'istituto. In quell'occasione ebbi la possibilità di denunciare "anomalie" gestionali che nessuno aveva avuto mai il coraggio di far emergere.
Nel 2003 fui invitato in una manifestazione sulla legalità in Germania dove, dopo aver raccontato a coetanei la mia esperienza fatta a scuola cantai la canzone. Uscì l'indomani un articolo che pubblico insieme alla traduzione e video della canzone.
Era un modo come sensibilizzare al cambiamento altri ragazzi come me.
TRADUZIONE DELL'ARTICOLO DEL QUOTIDIANO TEDESCO
Rompere la legge del silenzio.
I partecipanti al campo giovani vogliono cambiare qualcosa nella città della mafia, Palermo. Dal nostro membro di redazione Andreas SchmidtFriedberg“Dimentica, lascialo perdere”, questo ha consigliato un insegnante allo studente, Marco La Diega, il quale vuole scoprire, perché la sua scuola a Palermo ha affittato per molti soldi campi sportivi, che né utilizzerà né ne avrà bisogno. Marco non si lascia dissuadere dall’idea di rompere la legge del silenzio. Come lui e sette amici dal capoluogo siciliano intraprendono ancora qualcosa contro la mentalità mafiosa corrente, lo annunciavano al campo giovani.Per la gioventù, che ha alle spalle un viaggio lungo 2.000 km., sarebbe a Palermo effettivamente molto più facile stare zitti. Tuttavia un anno fa i giovani vennero risvegliati dall’omicidio dei giudici antimafia Falcone e Borsellino a Palermo. Marco La Diega racconta, come lui era frustrato e senza parole, quando lui accorse ai luoghi degli attentati. Poi scrisse una canzone dal titolo “La vita“, nella quale lui canta, che la speranza aumenta. Questo Marco propone ai quasi 200 giovani all’evento.Anche nella loro patria gli otto giovani siciliani si rivoltano contro la mafia apertamente ma senza violenza. Così Marco La Diega con altri giovani impegnati si lasciò votare in una nuova lista con il nome “Contro l’indifferenza – una scuola di vita” nel consiglio scolastico. A Palermo lui organizzò con gli studenti un concerto antimafia, al quale andarono 1.500 ospiti. Di ciò il giovane uomo scrive anche nelle riviste ed in un libro contro la mafia. Lo studente non è stato ancora minacciato. “Ma questo certamente può ancora succedere”, è cosciente Marco. Al momento per lui è peggio l’indifferenza di molti siciliani di fronte la mafia.Ma non solo con l’azione e le manifestazioni, bensì anche con piccoli gesti gli otto giovani siciliani dicono no alla mafia. Per loro questo significa comportarsi anche nelle cose quotidiane in modo assolutamente legale. Massimo Lo Giudice cita come esempio che lui non viaggia in nero sul bus come molti altri. Così loro si rivoltano anche con piccoli passi contro la cultura mafiosa parzialmente già divenuta naturale. Fabio Liga spiega: “Questa mentalità si riceve da piccoli. Come uomo vero e proprio vale chi è violento o ruba”. I giovani siciliani, che erano ospiti a Ottmaring, non volevano rassegnarsi ad accettare le convenienze della cultura mafiosa, persino quando loro frequentemente sbattono con l’incomprensione.
Così sopportò ad esempio Antonio Favuzza, il quale vive in uno dei quartieri cosidetti “pericolosi” di Palermo. Con grande sorpresa dei suoi parenti rifiutò al suo 18esimo compleanno, quando un membro della famiglia gli offrì di non frequentare la scuola guida, bensì di comprare immediatamente la patente di guida. Nel suo quartiere, dove molti giovani vengono spinti con le ingiustizie nella criminalità, Antonio intraprese qualcosa con la gioventù, per posizionare un piccolo stand contro la mafia.Paura sottostante“Essere contro la mafia non significa essere immediatamente minacciato, bensì essere lasciato solo, diceva Lillo Fiore. Poiché la comunità aiuta molto con persone consenzienti, informava Massimo Lo Giudice. Lui ammetteva anche: “Tuttavia la paura è ancora subliminale lì”. Ma la gioventù da Palermo pregava i partecipanti del campo giovani a Ottmaring anche di combattere contro i pregiudizi. “Dice la gente, che in Sicilia ci sono anche persone, che lavorano contro la cultura mafiosa e che si adoperano per la giustizia”, si augurava Rossella Causarano.
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