ANALISI DI UN...DISAGIO
di: Gianni Profeta
Viviamo in un tempo in cui la gente sembra essersi smarrita, in cui le certezze sembrano diventate ormai inafferrabili chimere: non c'è certezza nel lavoro, nel futuro, non c'è certezza nei legami interpersonali, nell'amicizia, non c'è certezza neppure in quei legami strettamente familiari un tempo considerati "sacri".
Cosa mai può essere accaduto in questi ultimi anni tale da determinare questo disarmante disagio, questo quasi collettivo smarrimento?
...Da un qualche luogo della memoria riaffiora un tempo in cui era facile riconoscersi in qualcuno o in qualcosa, in cui parole come "destra", "sinistra" o "cattolico" avevano un senso, determinavano un'appartenenza; legami come "padre" "fratello" o "amicizia", erano considerati punti di riferimento non discutibili; dietro l'astrattezza delle parole, c'era tutta la concretezza degli affetti, delle idee praticate, del credere. Per lunghi anni ci siamo riconosciuti nelle ideologie proposteci dai partiti, nei credi della chiesa, nei legami della'amicizia, della famiglia e per estensione (soprattutto nei piccoli centri) nella comunità. Ma cosa è venuto meno perché crollassero rovinosamente questi pilastri portanti della convivenza? Il fatto è che la gente non si riconosce più nelle istituzioni, non si fida più di chi le rappresenta, le vede ostili, distanti dai loro bisogni. Doverosamente tolto chi della politica ne ha fatto un mestiere, è difficile trovare persone che abbiano come un tempo un qualche convinto senso di appartenenza. Si rimprovera ai cittadini questa disaffezione alla politica, questo clima di montante antipolitica, ma come ci si può sentire partecipi e non vittime di una politica fatta da gente che sembra aver perso il pur minimo livello di decenza, anche dialettica, gente che cambia opinione continuamente, che ciò che proclama convintamente durante il giorno, è già tanto se sopravvive alla notte; gente che si trova coinvolta in vicende giudiziarie anche di un certo rilievo sensa sentire neanche il bisogno, come succede in tuttti i paesi democratici, di dimettersi, gente che antepone al bene comune i propri interessi personali; e non stiamo parlando di casi isolati, stiamo parlando della "loro normalità". Sembra quasi che in politica la coerenza e l'onestà siano considerati attributi negativi, che non permettono di ottenere il consenso, che risulta invece raggiungibile attraverso l'utilizzo spregiudicato della menzogna, dell'incoerenza, a volte della disonestà anche intellettuale. Sembra quasi che il grado di potere raggiunto sia inversamente propozionale alle virtù possedute.
L'altro non meno importante pilastro che sta anch'esso crollando travolto dagli scandali finanziari, oltre che dai più recenti diffusi episodi di pedofilia, è quello della chiesa; una chiesa incapace di rinnovarsi, artefice ma al tempo stesso vittima di un'architettura teologica ormai obsoleta, improponibile alla coscienza moderna, alla comprensione delle nuove generazioni, basata su anacronistiche (alla luce del vangelo) radici veterotestamentarie, incapace di attualizzare la bellezza del messaggio evangelico, una chiesa che ha cercato di tenere il Messaggero (Cristo), ma si è sempre più disfatta del messaggio (la sequela di Cristo); una chiesa che è diventata una holding, una multinazionale con strutture proprie nell'economia e nell'intelligence, difficilmente individuabili nella loro reale portata. Questa Chiesa costa ai cittadini tra otto per mille, elargizioni statali, agevolazioni fiscali e entrate varie, circa CINQUE MILIARDI DI EURO; quasi quanto tutta la politica dal presidente della repubblica all'ultimo consigliere di un paesino montano (dati rilevati da un'inchiesta di Curzio Maltese per Repubblica anno 2007); che destina alle opere di carità, secondo quanto da essa stessa dichiarato solo il 20% della raccolta dell'otto per mille, praticamente le briciole del fatturato (si fa per dire) complessivo, lontana anni luce dallo spirito evangelico nel quale afferma e pretende di affondare le radici, una chiesa che ha reso astratta oltre alle parole, anche l'azione che dovrebbe da essa concretamente venire.
Figure come MADRE TERESA DI CALCUTTA, santi come S. FRANCESCO, carismi come CHIARA LUBICH, e tante altre cristalline figure della spiritualità, in essa espressesi, lungi dal mostrare ciò che la chiesa è, ci mostrano impietosamente ciò che dovrebbe essere e non è. Lo stesso allora cardinale ora papa J. Ratzinger nel suo libro "Introduzione al cristianesimo" così scrive: " Se non vogliamo nasconderci nulla, siamo senz'altro tentati di dire, che la chiesa, non è nè santa nè cattolica; lo stesso Concilio Vaticano II è arrivato a parlare non soltanto della chiesa santa, ma della chiesa peccatrice [...] oggi la chiesa, è diventata per molti l'ostacolo principale alla fede [...] non si riesce a vedere in essa altro che l'ambizione umana del potere." (J. Ratzinger "Introduzione al cristianesimo" pag 329-330).
Risuonano ancora una volta attuali le parole di Gesù: "Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che chiudete il Regno dei cieli davanti agli uomini; perchè così voi non entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci". (Mt.23.13)
Sul crollo di questi due capisaldi, la poltica e la chiesa cattolica, si individua l'origine del nostro smarrimento. Siamo rimasti travolti dalle macerie di "Edifici" storici e culturali a lungo ritenuti incrollabili, che hanno inevitabilmente trascinato con se le nostre certezze, relativizzato i nostri rapporti interpersonali. La crisi economica ha fatto il resto, ci ha messo davanti agli occhi, dopo tanti anni, lo spettro della povertà, la paura di dovere rinunciare a un livello di benessere ormai acquisito, caso mai migliorabile; mai avremmo potuto immaginare di poter tornare indietro. A questo stato di cose, la politica non appare in grado di dare risposte, non ne ha più né la capacità, né la credibilità; stanno a dimostrarlo le recenti vicende che hanno portato alla nomina del governo ( tecnico?) affidato a Mario Monti, che dovrebbe togliere le castagne dal fuoco a gente che è preoccupata di un'unica cosa, la possibilità di dover rinunciare alla propria poltrona; La chiesa esaurisce il suo compito con i continui appelli del papa sui più svariati temi sociali, ne scopre uno al giorno, ma non si permette di andare oltre, magari partecipando concretamente al risanamento di questo nostro paese attraverso la rinuncia a parte delle agevolazioni fiscali di cui beneficia, elargite a piene mani in maniera bipartisan da tutte le parti politiche. Di fronte a questo complessivo deterioramento "di leadership," alla consapevolezza che comunque non più da noi, ma da chi detiene saldamente questi poteri, e non sembra in alcun modo disposto a rinunciarvi dipende il futuro di tutti, il primo sentimento che ci assale è quello dell'impotenza, del prendere atto che anni di irresponsabile delegare, ci hanno portato a ritrovarci inermi di fronte a poteri ormai strutturati, a cui accedere democraticamente sensa il loro stesso consenso è praticamente impossibile. La sostenibilità di questo stato di cose è evidente che si gioca ormai sulla capacità della gente di continuare a mantenere un pur sempre più risicato margine di accesso al "benessere," (leggi pancia piena) margine comunque che perdurando le attuali condizioni di sprechi, avidità individualistiche e corporative, elargizioni di risorse non verso chi ne ha bisogno ma verso chi ne ha già tante (leggi chiesa e banche) è destinato ad esaurirsi nel disastro economico delle classi già ora povere o a rischio povertà. Cosa fare allora? Evidenziata l'impossibilità di un cambiamento voluto dall'alto l'unica strada percorribile appare quella di un cambiamento a partire dal basso, di un cambiamento che scaturisca dalla gente, dai giovani che assumeranno incarichi politici a partire dalle piccole comunità, cercando di rappresentare una discontinuità rispetto al vecchio sistema, dai nuovi sacerdoti, che vorranno smettere di credere e pensare che seguire Cristo equivalga a servire la chiesa nelle direttive delle sue gerarchie, e ripartendo dai temi (ora abbandonati) del Concilio Vaticano II, ritornare a essere esempio di un Vangelo vissuto; ma in primis dalla gente, che dovrà cercare di affrancarsi dalle mirate manipolazioni mediatiche e stare più attenta alla valutazione di coloro che la dovranno rappresentare, attraverso il raggiungimento di un livello di conoscenza delle problematiche sociali tale da potergli permettere pur nella divergenza delle opinioni, la qualità delle scelte; evitando possibilmente di dare ulteriore credito ai "detriti" delle vecchie strutture, che come sempre cercheranno di riciclarsi, magari cambiando nomi e simboli. L'alternativa a questo modo di affrontare faticosamente e dal basso,( sperando che non sia troppo tardi), le problematiche fin quì esposte, ce le presenta la storia del passato con le sanguinose rivoluzioni popolari in Francia in Spagna e in altri paesi europei, e quella più recente con le rivolte dei popoli nordafricani.
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