Carissimo Don Ugo

Carissimo Don Ugo
Comincio col dirle, che se la Weil avesse avuto tanta cortese sollecitudine nelle risposte alle sue molteplici osservazioni sulla funzione della Chiesa, e sul ruolo di essa nella vita delle persone, e in special modo nella vita dei credenti, possibilmente non sarebbe passata a miglior vita con il desiderio di entrare a farne parte.
Detto questo, non posso che essere contento del fatto che l'articolo da me pubblicato, abbia suscitato in Lei l'esigenza, non di una risposta, in quanto l'articolo non esplicitava alcuna domanda, ma piuttosto di un suo commento; commento che trovo particolarmente sereno nelle sue complessive valutazioni, anche in ordine alle situazioni oggettive da me descritte. Del resto il fine di questa pubblicazione, oltre a quello di tante altre affidate in parte alla mia pagina FB che è pubblica, voleva proprio essere quello di portare le persone a riflettere sulla palese condizione di incoerenza in cui quotidianamente vive.
Trovo il riferimento che Lei fa a San Giovanni Bosco, particolarmente adeguato al contesto storico e culturale, che la Chiesa oggi sta vivendo, è solo che a volte ho seri dubbi sulla consapevolezza che essa ha di questo contesto.
Per quanto riguarda le mie perplessità su una possibile (cito testualmente) "inadeguata" guida pastorale, che Lei particolarmente stigmatizza nelle Sue osservazioni, le dico subito che le mie intenzioni non vogliono essere ne di polemica, ne di personale valutazione del Vs operato, che sicuramente non sta a me giudicare, ma intende evidenziare questa difficoltà della Chiesa nell'indirizzare in maniera "concreta" i suoi fedeli sulle orme del Cristo.
Quando Lei mi parla di Madre Teresa, tocca un mio punto debole, credo che se Gesù fosse stato donna, avrebbe avuto il suo volto. Le faccio comunque osservare che ne Madre Teresa, ne le sue consorelle, risultassero essere affette da quello che Lei chiama "scollamento" tra la vita di fede, e la vita di tutti i giorni.
In riferimento al Concilio Vaticano II, mi limito a farLe notare, che l'attuazione, o sarebbe meglio dire la mancata attuazione della Lumen Gentium, in cui in tanti, anche moltissimi di voi, avevano sperato, non può sicuramente essere una colpa attribuibile ai fedeli.
L'evidenziazione delle "reali ma tristi foto della realtà" a cui Lei fa riferimento, al contrario delle tante amenità a buon mercato di cui la gente preferisce circondarsi, ci stanno dando la possibilità di un confronto, che spero possa costruttivamente coinvolgere quante più persone possibile, perchè non è importante eliminare le "foto" ma eliminare la realtà che le "foto" appunto fotografano.
Mi trova totalmente d'accordo sul fatto che c'è molto da fare e che bisogna mettersi in gioco tutti, ognuno per le sue capacità. Noto con piacere che Lei non ha tardato ad affezionarsi alla nostra comunità, una comunità che non credo sia peggiore di tante altre, ma che vive una condizione di smarrimento, che ha bisogno di capire prima che di credere, che ha bisogno di serenità e non di paure, perchè di quelle ne ha già tante; credo che, una volta create le condizioni di normalità, la gente di Belmonte sarà capace di dare più di quanto essa stessa possa immaginare. Voglio sperare che persone come Lei, insieme a quanti vorranno spendersi per questa comunità, possano contribuire fattivamente a che questa speranza possa diventare realtà.
La ringrazio per la bellissima canzone che, questa si, fotografa ciò di cui c'è veramente bisogno.
Buon lavoro pace
Gianni Profeta

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